Il balcone, il modellino e il drone: così gli Usa hanno ucciso Al Zawahiri

Di quale tipo? Ieri alcuni analisti hanno indicato il ricorso agli R9X, ordigni che non esplodono ma distruggono usando delle lame rotanti, sistema già impiegato in Siria che permette di ridurre i danni collaterali. Una teoria spiegata dall’assenza di tracce di combustione sulla facciata, anche se in realtà— prima che fosse nota la storia dell’incursione — c’era il video di una colonna di fumo biancastro. Successivamente altri esperti hanno avanzato dubbi sul «coltello volante», affermando che potrebbe essere stata impiegata una nuova versione dell’Hellfire con carica ridotta oppure un «proiettile» simile al drone-kamikaze. Restava poi il nodo del riconoscimento. Ad Abbottabad il capo del team disse via radio la parola in codice «Geronimo», era la conferma che avevano tolto di mezzo Osama. A Kabul l’intelligence, non avendo il Dna dell’egiziano, si è basata su proprie fonti locali.

Il personaggio

Al Zawahiri è stato un ideologo importante, per anni è stato un numero due di grande peso spingendo per la linea internazionalista del jihadismo. Quando, undici anni fa, ha preso il posto di Osama non è riuscito a dimostrare la stessa rilevanza. Al Qaeda è stata superata in estremismo dallo Stato Islamico, più agile, meno paludato, basato sulla pura violenza. Le fazioni di riferimento hanno ripiegato su agende locali, allontanandosi dalla lotta globale. Ayman annoiava la platea con lunghi sermoni via web, i simpatizzanti della guerra santa criticavano i suoi abiti puliti per sottolineare con non si sporcava le mani, lo avevano persino considerato defunto a causa di una malattia. Parlava tanto e pochi lo ascoltavano. Tuttavia non è sparito, è riuscito a mantenere l’influenza sulla vecchia guardia e su alcune componenti regionali. In Somalia, nello Yemen, nel Sahel. Ora lo scettro potrebbe passare ad un altro egiziano, Seif al-Adel, un veterano della prima ora, molto esperto ma con un punto debole. Secondo alcuni vivrebbe in Iran, stato nemico del radicalismo sunnita che però ha ospitato per ragioni d’opportunismo diversi dirigenti di Al Qaeda.

In alternativa il genero di Zawahiri Abdel Rahman al Maghreb, poi Yazid Mebrak esponente del Maghreb o il somalo Ahmed Diriye degli Shebab. Chi crede ai «fantasmi» fa persino il nome di Hamza bin Laden, il figlio del fondatore. Sarebbe stato ucciso durante la presidenza Trump però qualcuno immagina una sorpresa improbabile. Costa poco affermarlo.

CORRIERE.IT

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