Il prezzo della siccità
Giuseppe Bottero, Fabrizio Goria
Quando il termometro ha superato i quaranta gradi i duecento operai della Modine di Pocenia, trenta chilometri da Udine, si sono fermati. Tutti fuori, e per qualche giorno la produzione è andata a singhiozzo. Non sono soli. Nell’Italia assediata dal grande caldo un pezzo di industria rischia di sbandare, stretta tra condizioni di lavoro impossibili e materie prime che non arrivano più. È il prezzo del cambiamento climatico, lo schiaffo all’economia di una siccità che non si limita più a devastare i raccolti e far scendere gli allevatori dagli alpeggi, ma manda in panne le centrali idroelettriche della pianura padana e rischia di lasciare le fabbriche senza energia. Una delle più grandi minacce alla crescita italiana, secondo gli uomini del Fondo monetario internazionale, che hanno messo l’allarme nero su bianco nell’ultima relazione sul Paese. Una situazione così delicata da essere citata nel report con cui l’agenzia di rating Moody’s ha bocciato le prospettive del Paese.
Le stime Usa
Dicono da Washington che solo
l’agricoltura in quest’estate maledetta, ha già bruciato 3,05 miliardi
di euro. Conto da aggiornare, e al rialzo. «I dati sui raccolti devono
ancora arrivare, ma la situazione in Italia settentrionale e Francia
meridionale è molto severa», avvisano gli economisti del Fmi. «Il 22%
delle coltivazioni dell’Europa continentale è già compromesso», spiega
la Banca Mondiale. E un ulteriore 34% potrebbe essere a rischio entro la
fine di settembre. Dal riso al vino, passando su pasta e ortaggi, le
ricadute economiche e sociali «potrebbero essere significative» spiega
il dossier. Basta bussare nelle sedi locali delle associazioni di
categoria: sono quasi duecentocinquantamila le aziende agricole
italiane, un terzo del totale (34%), che si trovano oggi costrette a
produrre in perdita e più di un agricoltore su 10 (13%) si muove in una
situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività.
Soffre la produzione di grano, secondo la Coldiretti giù del 30% su base annua, ma in bilico ci sono anche quelle di girasole e mais, con cali fino al 45%. Per frutta e verdura in alcuni territori si arriva al meno 70% con danni alle ciliegie in Puglia ed Emilia Romagna, angurie e meloni e scottati dal caldo in Veneto, pere e albicocche rovinate nel Ferrarese, barbatelle bruciate che perdono le foglie nei vigneti toscani attorno a Firenze, pesche soffocate dalla calura che cadono dai rami prima di riuscire a svilupparsi completamente e giovani ulivi in stress idrico. «È un momento complicato», affermava pochi giorni fa il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, facendo notare al Parlamento europeo che «l’emergenza che sta colpendo l’Italia e che non può restare un problema solo nazionale».
Gli interventi
Il governo è intervenuto con
l’ultimo decreto Aiuti, con 200 milioni solo per l’agricoltura. E si
sono mossi i privati, a partire da Intesa Sanpaolo e Unicredit con linee
di credito ad hoc. Ma non può bastare e la grande paura ormai ha
traslocato dalle risaie agli uffici delle grandi banche d’affari. «I
timori di fallimenti creati da situazioni meteorologiche eccezionali
stanno aumentando», ha scritto agli investitori il colosso del risparmio
Blackrock in una nota riservata. A rischio ci sono società con
fatturati fino a 500 miliardi di dollari su scala globale, esposte
all’emergenza climatica. In un rapporto della Commissione europea il
costo dell’emergenza ha una cifra: 65 miliardi di euro l’anno. È una
escalation. Secondo gli analisti di Bruxelles, nel secolo scorso, nel
Vecchio Continente si sono verificati 45 gravi eventi di siccità, che
hanno colpito milioni di persone e causato perdite economiche per oltre
27,8 miliardi di euro. Oggi la grande sete assedia il 17% della
popolazione mentre un altro 15% di territorio è in allerta. Uno studio
appena pubblicato da Nature e rilanciato dal New York Times disegna uno
scenario economico ancora più fosco: le ondate di calore possono costare
all’Ue fino a mezzo punto base di Pil. Sono circa 90 miliardi di euro.
il fenomeno è oggetto di attenzione da parte della Banca centrale
europea, che ha iniziato a contemplare i rischi climatici e il loro
impatto su bilanci bancari nell’area euro.
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