Calenda: “Con Matteo ci sarà un patto. Terzo polo argine anti-destra. Letta? Ha fatto una cavolata”
Niccolò Carratelli
ROMA. Carlo Calenda si sente già nel terzo polo, ma nega con tutte le sue forze di essere pronto ad allearsi con Matteo Renzi. «Ci stiamo sentendo, stiamo discutendo – spiega – ma, visto com’è andata con il Pd, finché non sono depositati i simboli non mi sbilancio». Nell’intervista con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa.it), il leader di Azione torna sulla rottura con Enrico Letta, che «può sostenere che io abbia sbagliato, ma non può dire che non lo avessi avvisato: la scelta l’ha fatta lui». Non vuole scommettere sul risultato elettorale, pur credendo di superare il 10%, ma spiega di puntare a «un’operazione simile a quella di Roma, dove ci davano al 6% e abbiamo preso il 20%». Poi lancia la sfida alla destra, che «con il terzo polo in campo non vincerà, Meloni va fermata al proporzionale al Senato, è quella la battaglia».
Il direttore Giannini intervista Carlo Calenda: “Con Renzi troveremo l’accordo, il terzo polo non farà vincere la destra”
Quindi un terzo polo ci sarà?
«Io spero che
nasca, ci sono tutte le premesse per farlo, perché con Italia Viva siamo
vicini dal punto di vista programmatico. Poi c’è da accordarsi su come
organizzare la campagna elettorale, su chi parlerà per la coalizione,
oltre ovviamente ai collegi. Stiamo lavorando, ma è pur sempre un
incontro tra forze politiche che hanno fatto scelte diverse nel recente
passato: loro sono stati al governo con il Movimento 5 stelle, noi no».
Paradossale che a costruire il centro, sinonimo di dialogo e
moderazione, siano le due figure più rissose della politica italiana,
non trova?
«Questa etichetta me l’avete cucita addosso, ma
non mi ci riconosco per niente. Voi giornalisti avete sempre chiesto ai
politici di parlare in modo non criptico, ma diretto. Io sono netto, non
rissoso. Del resto, ho fatto l’ambasciatore e il ministro, prima ancora
il manager: ho gestito tavoli di crisi, riunioni operative, dove devi
dire le cose chiare. Questo è il mio credo e capisco che è difficile,
perché la politica è esattamente l’opposto».
Quindi, con Renzi potete convivere?
«Guardi,
quando eravamo insieme al governo litigavamo continuamente, con lui
poteva funzionare solo attraverso un confronto tosto e, infatti, abbiamo
fatto cose buone. Ma quello che conta ora sono le scelte e i progetti
politici, non il carattere».
E chi fa il front runner, no?
«La leadership è
una delle questioni che dobbiamo definire con chiarezza, ma la
comunicheremo solo se e quando chiuderemo l’accordo. Potrebbe anche
essere una figura terza, magari una donna».
Insomma, lei sta sereno…
«Qua sereno non ci può
stare nessuno, ma si può lavorare bene se è chiaro chi fa il leader,
come era chiaro quando Renzi stava a palazzo Chigi».
Gira molto la foto di lei che bacia Letta, ma chi è il traditore? Lei o il segretario del Pd?
«Non
uso questo termine, Enrico è una persona perbene e un amico, può
legittimamente dire che ho sbagliato, ma non può dire che non lo avessi
avvisato. A lui, come a Bonino e Della Vedova, avevo spiegato che non me
la sentivo di andare avanti in quelle condizioni. Letta ha pensato di
tenere dentro capra e cavoli, credendo che +Europa mi avrebbe tenuto
buono e che io non avrei avuto il coraggio di rischiare sulla questione
delle firme».
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