Giuseppe Conte, il delirio dei 5S: Storace svela il programma della follia

Francesco Storace

Con cuore e coraggio ma soprattutto a pugno chiuso. Il programma dei Cinque Stelle alle politiche del 25 settembre è scritto per attaccare il Pd di Enrico Letta “da sinistra”: a Giuseppe Conte non è andata giù l’espulsione dal campo largo e gioca di contropiede sui temi per conquistare gli elettori più schierati sul fronte “progressista”. Non ci sono solo i richiami esaltati al reddito di cittadinanza e alle politiche di superbonus, che in fondo sono matrice del Movimento di Conte, ma spiccano una serie di proposte che sfidano la coalizione rossoverde. E cuore e coraggio sono le leve per portare la sfida in campagna elettorale.
SANITÀ CENTRALIZZATA C’è anche un richiamo nostalgico al tempo della pandemia, nel programma pentastellato. Conte lamentava spesso di dover mediare con le regioni e ora propone di tornare al tempo antico della sanità centralizzata. I governatori gli ficcheranno le dita negli occhi. Ma dovrà spiegare anche come finanziare le politiche per la tutela della salute: dice di voler eliminare l’Irap. Proposito giustissimo, ma è con quella tassa che si finanzia la sanità. Quale sia il rimedio non c’è scritto nel programma M5S. Molta sinistra nel campo dei diritti civili. Come a dire a Letta guarda che sono più bravo di te. E quindi avanti con «il matrimonio egualitario», in campo la legge sull’omotransfobia e immancabilmente lo ius scholae. Come ciliegina sulla torta, «educazione sessuale e affettiva nelle scuole». Anche i pentastellati si rendono conto della tragedia chiamata cartelle esattoriali: al contrario di Salvini – che propone la pace fiscale tra Stato e contribuenti che non ce la fanno – Conte propone di prolungare all’infinito la rateizzazione, che chiama «maxi». In pratica, una specie di fine tortura mai. Ma più ancorate al messaggio “sinistro” sono le proposte che riguardano il lavoro, a partire dal salario minimo previsto per legge. Finisce la contrattazione tra le parti, è lo Stato che decide quanto guadagni. Lo stesso reddito di cittadinanza deve prevedere un «rafforzamento». Chi scrive il programma capisce che qui arriva il panico. E, per fingere equilibrio, propongono quello che hanno rifiutato in cinque annidi governo del Paese: «misure per rendere più efficienti il sistema delle politiche attive» (qui manca la frasetta «per il lavoro», ma non si può avere tutto nella vita) e «monitoraggio delle politiche antifrode» (anche qui, quanti errori commessi e mai corretti: infatti non indicano come e ne avrebbero il dovere). Insomma, si ammette che il problema c’è ma come al solito si dimentica la soluzione. 

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