Cittadini, imprese e partiti: un esempio ignorato
Ci sono casi in cui entrambi i grandi schieramenti si sono messi di traverso, in queste settimane, rispetto allo spirito o alla lettera del Pnrr. Il 2 agosto il disegno di legge sulla Concorrenza — una pietra miliare delle riforme del Recovery — è stato approvato in Parlamento monco di uno dei passaggi importanti proposti dal governo: l’obbligo per gli enti locali di giustificare prima all’Antitrust qualunque decisione di affidare senza gara un contratto di servizio a una società da esso controllata. Quell’idea serviva a far sì che aziende private capaci, intraprendenti e magari nuove — estranee alle reti clientelari — avessero almeno una chance di poter competere per offrire ai cittadini una raccolta dei rifiuti o delle mense scolastiche migliori e a costi più bassi. Sarebbe stata una svolta per centinaia di sistemi economici locali, in linea con le riforme richieste dal Pnrr. Ma la proposta è stata depennata da centrodestra e centrosinistra, entrambi felici di poter continuare a gestire il loro potere amministrativo nel vecchio modo.
Un altro esempio di postura ortogonale al Recovery da parte di tutti, ma proprio tutti (terzo polo incluso), lo si è avuto il 9 agosto. Il Parlamento ha approvato la riforma della giustizia tributaria che dovrebbe rendere più rapide e certe nell’esito le liti con il fisco. Ma lo ha fatto insieme — o grazie — all’introduzione di una sanatoria, pur parziale, delle decine di migliaia di contestazioni oggi aperte in Corte di Cassazione: basta che l’Agenzia delle Entrate abbia perso una sola volta su un singolo punto delle contestazioni in qualche grado di giudizio e si potrà liquidare il tutto a un quinto del costo. Emblematico poi che si siano tenute fuori dalla sanatoria le questioni europee — dogane, Iva, aiuti di Stato — perché lì Bruxelles si sarebbe messa di traverso.
Tutto questo cedere alla tentazione dei colpi di spugna è incoerente con l’obiettivo del Pnrr di ridurre l’enorme evasione italiana. Lo è ancora di più l’idea proposta dal centrodestra della «pace fiscale», eufemismo per indicare un ritorno alla stagione dei condoni. Con il Recovery, l’Italia è impegnata a ridurre l’incidenza dell’evasione del 3% entro un paio di anni: ma perché i cittadini dovrebbero prendere sul serio la legge e il fisco, se sanno che poi comunque tutto si aggiusta?
Disarmante poi la rivolta dei sindacati contro la figura del «docente esperto» prevista dal Pnrr, cioè la possibilità di dare un aumento sostanzioso a ottomila insegnanti l’anno che affrontino un rigoroso percorso di aggiornamento. È una delle chiavi del Recovery per trasformare in meglio la scuola italiana, ma su questo è il Pd che tace e omette il suo appoggio.
Così le forze che si candidano a guidare gli italiani sembrano rinunciare in partenza a parlare ai loro spiriti migliori. Offrono devozione a parole all’Europa e al Pnrr, ma non cultura del merito, concorrenza, educazione al rispetto della legge e delle tasse. Non a caso il 40% degli elettori — cifra record — non vuole votare o non sa per chi farlo: in quest’estate elettorale, i partiti stanno sottovalutando gli italiani.
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