Ecco tutta la verità sulla Flat tax. Aiuta le famiglie e costa 13 miliardi


Le aliquote
Il prelievo fisso è del 15% a regime. Ma nella fase due è previsto quello che i tecnici chiamano meccanismo dello «scivolo» che fa sì che, fino a 26mila euro per i single, 50mila per la monoreddito e 65mila per la bireddito l’aliquota sia secca al 15%. Per gli euro successivi fino, rispettivamente, a 30mila, 55mila e 70mila euro, l’aliquota sale leggermente ogni mille aggiuntivi. Solo a titolo di esempio nella famiglia bireddito i mille euro di reddito successivi ai 65 mila sono tassati al 16,5%. E così via. I tecnici spiegano che questo è stato fatto per evitare un passaggio brusco tra chi è nel regime a tassa piatta e chi per un euro di più di reddito (e cioè da 65.001 euro), passa alla tassazione con l’Irpef attuale. Così si evita anche la tentazione di non dichiarare l’eventuale euro in più che farebbe scomparire il vantaggio. Nel linguaggio più comprensibile è un modo per evitare il cosiddetto «scalone» quando ci si avvicina ai 65mila euro e si possono facilmente superare con un’entrata aggiuntiva. Ed è forse questo sistema, ideato per dare una certa gradualità ai contribuenti marginali, che ha indotto in errore qualcuno che, studiando male il meccanismo, ha parlato di 18 aliquote. Questo sistema non sarà comunque più in vigore nella fase tre perché allora l’aliquota sarà sempre al 15% per tutti.

Il costo
Se in linea di principio sono tutti d’accordo ad abbassare le tasse, una delle principali accuse rivolte alla Flat tax è quella di costare troppo in termini di gettito. La relazione che accompagna il ddl stima per la partenza della fase due un ammontare di 13 miliardi. Non dunque 30 o 50. Un numero che, secondo il team che ha accompagnato il lavoro di Siri, parte con simulazioni molto accurate verificate grazie all’interlocuzione con i tecnici nel governo Conte uno. E per questo ci si è basati – spiegano a Il Tempo – sui dati contenuti nello studio del Mef sulle famiglie fiscali riattualizzandoli grazie alle statistiche Istat e alle ultime dichiarazioni dei redditi disponibili. Il passo successivo è stato costruire tutta una serie di tabelle per i casi di famiglie fiscali in base ai redditi e alla composizione familiare.

Per ogni nucleo e per ogni reddito è stata ricostruita la tassazione secondo la normativa vigente e quella con la fase due, tenendo conto degli incassi e delle deduzioni in base alla consistenza della famiglia. Una simulazione basata su dati numerici acclarati e certificati nel corso del confronto con l’amministrazione finanziaria, dunque non aleatori. Non solo. Sempre secondo chi ha elaborato la proposta, i dati della stima iniziale sono da attualizzare, e il costo dovrebbe scendere ancora dagli iniziali 13 miliardi. Questo perché nel calcolo dello stanziamento necessario a finanziare l’avvio della fase due sarebbero assorbiti anche i fondi della riforma Irpef partita il primo gennaio del 2022 e che vale 7 miliardi. Dunque per un primo esperimento di tassa piatta ai dipendenti basterebbero, calcoli alla mano, altri sei miliardi, che potrebbero essere reperiti attraverso il riordino del groviglio delle centinaia di tax expenditure, la lotta all’evasione e la rivisitazione dei processi di spesa dello Stato. Dunque senza necessità di ulteriore debito da accollare alle generazioni future.

IL TEMPO

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