Albino Ruberti: il «Rocky» irascibile stakanovista sul lavoro ma dalla memoria corta
Poi, la maledizione: «Mister Albino» ha sopravanzato il «Dottor Ruberti», i «lei non sa chi sono io» sono passati di padre (sorpreso a un pranzo di pesce organizzato in barba alle regole del lockdown, con tanto di multa pagata, aveva detto alle forze dell’ordine «le regole le scrivo io») in figlio (fermati per un controllo ai Parioli, i due eredi si erano ribellati al controllo stradale dei carabinieri) ed è finita come l’ormai ex capo di gabinetto di Gualtieri aveva pronosticato in quella notte maledetta di Frosinone. «Basta!, vojo finì la mia vita qua!», urlato all’indirizzo della fidanzata consigliera regionale, Sara Battisti, e dei fratelli De Angelis. Per la vita, intesa ovviamente come vita nelle istituzioni, è finita là. Il chiarimento telefonico con Gualtieri, dopo la pubblicazione del filmato, è terminato nell’unico modo in cui poteva finire, con le dimissioni. Quell’«inginocchiati!» gli rimarrà appiccicato per troppo tempo ancora, anche perché non aveva i rimandi melodrammatici dell’«addenocchiate e vàsame sti ‘mmane» che Mario Merola rivolgeva al figlio nella celebre sceneggiata dello Zappatore. Lì piangevano tutti. Qua, alla fine, piange solo uno.
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