Ambiente, come cambiare l’aria

Nel mirino la crisi idrica e quella del metano russo

Il programma del terzo polo, il più lungo e analitico (68 pagine in tutto), lo è anche nella parte dedicata all’ambiente. Lo è sia nella parte dedicata alla strategia per superare la dipendenza dal gas russo, sia su come raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. C’è un’intera sezione dedicata alla soluzione della crisi idrica, la vera emergenza di quest’estate. In gran parte si tratta di quanto fatto fin qui dal governo Draghi. Si promette il completamento delle procedure per l’installazione di due nuovi rigassificatori galleggianti, l’aumento della produzione di gas nazionale (non c’è la parola «trivellazioni», evidentemente indigesta a qualunque estensore), le semplificazioni necessarie ai nuovi impianti di rinnovabili. Meritano una menzione tre numeri sull’acqua: l’Italia immagazzina solo l’11 per cento di quella piovana, ne perde il 40 per cento nelle reti idriche, non riutilizza il 30 per cento di quella depurata. Sull’energia circolare Calenda e Renzi ricordano invece che l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi dell’Unione: ricicliamo il 68 per cento dei rifiuti contro una media europea del 35.

Non una riga sui rifiuti, vade retro inceneritore

Nelle tredici pagine di slide dei Cinque Stelle all’ambiente sono dedicate due schede. I punti sono pochini ma quelli che dobbiamo analizzare chiari: no a nuove trivellazioni, no a nuovi inceneritori, sì ai superbonus edilizi. Non c’è una sola riga dedicata alla soluzione della crisi del gas russo, né ad una strategia grazie alla quale – ad esempio – risolvere la tragedia dei rifiuti di Roma e di tutte le città del Sud che non possono contare su impianti di trattamento. Più che un programma è una collezione di buone intenzioni che ricordano gli spettacoli di Beppe Grillo: si parla della promozione del vuoto a rendere, di una società «a duemila watt» per ridurre le emissioni di gas serra. Un punto in particolare è particolarmente criptico: il partito di Conte promette «un’economia rigenerativa, per un sistema non più fondato sulla crescita ma anche sulla rigenerazione sociale, del territorio e dei consumi». Sembra un richiamo pudico alle teorie sulla decrescita felice, in voga fra gli ambientalisti radicali. Più che un programma, una collezione di utopie. In politica c’è bisogno anche di questo.

LA STAMPA

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