Salvini spella gli sciacalli del Covid? Senaldi: “Perché la sinistra non si fermerà”
«Diano ad altri dell’assassino, i leghisti sono stati in prima linea nella lotta contro il Covid». Su certe cose non si può far finta di niente, bisogna scendere al livello dell’avversario, per quanto basso sia. Così ieri Matteo Salvini ha deciso di rispondere a Letta e Crisanti, i quali avevano provato a fare campagna elettorale sui morti da virus. La tragica coppia dem aveva affermato che, se Lega e Fdi fossero stati al governo nella primavera 2020, l’Italia avrebbe avuto più del doppio dei morti. Il gioco mistificatorio della sinistra è palese: prova a spacciare la difesa fatta in questi anni da Salvini e da tutto il centrodestra del lavoro, degli studenti e delle categorie più colpite dalle chiusure e dalle restrizioni di Speranza e soci per una sottovalutazione dell’epidemia. Già ieri Libero ha ampiamente documentato che non è andata così. Il presidente lombardo Attilio Fontana fu il primo ad accorgersi della letalità del virus e a lanciare disperati allarmi. Non venne ignorato, fu addirittura sbeffeggiato dalla sinistra, che lanciò la campagna degli aperitivi del contagio al grido «abbraccia un cinese».
QUANTI ERRORI
Ma questo è nulla. Quando, tardivamente, Zingaretti, Sala, Conte e soci
realizzarono cosa stava accadendo, anziché scusarsi e chiedere una mano a
chi aveva capito, giocarono a spaccare il Paese, geograficamente e
politicamente. Veneto e Lombardia, colpevoli di essere guidati da
presidenti leghisti, furono criminalizzati e considerati come appestati,
finché il virus non raggiunse l’Emilia-Romagna, trattata stavolta come
Regione martire solo perché guidata da un piddino, al quale il governo
concesse di fare la zona rossa, che invece aveva negato a Fontana e
Gallera. Poi partì sulla stampa fiancheggiatrice della sinistra la
campagna anti-leghista: il contagio come una colpa, mentre la sola
responsabilità della Lombardia è di essere il polmone commerciale del
Paese, l’area con le maggiori relazioni internazionali, e pertanto la
più colpita. Per di più abbandonata, si spera per dabbenaggine e non per
calcolo.
Salvini nella replica di ieri si è dimostrato un signore. Si è difeso senza contrattaccare. Non si è fatto le domande che invece iniziamo a farci tutti. Perché l’Italia, malgrado le restrizioni più selvagge dell’Occidente, è dopo oltre due anni tra i Paesi evoluti quello con il maggior numero di morti? Se a gestire la pandemia non ci fossero stati Conte e Casalino, chiusi nella war room della Protezione Civile a recitare il ruolo degli eroi solitari, e uno sparuto Speranza, in balìa di un Comitato Tecnico Scientifico di composizione politica e non all’altezza, buono solo a emettere divieti anche assurdi, come quello di correre da soli all’alba, avremmo avuto meno morti?
È bene invece che queste domande comincino a farsele tutti. Renzi chiede una commissione d’inchiesta che indaghi su chi si è arricchito durante la pandemia, con gli appalti per comprare mascherine che il governo Conte 2 ancora regalava alla Cina a fine febbraio o con i magnifici banchi a rotelle, oltre trecento milioni buttati nel cesso che almeno sono costati il posto al commissario Arcuri, vecchio residuo del potere dalemiano. Ma ci vorrebbe anche una commissione che chiarisca chi ha sbagliato e ha continuato a perserverare per non ammetterlo, non si sa quanto consapevolmente. Il leader della Lega sul punto ha sorvolato. Chapeau, ma non si illuda che finisca qui. Anche se la battuta di Letta e Crisanti era così rapace e squallida che perfino la stampa più schierata si è limitata a riportarla senza sposarla, da qui in avanti sarà sempre peggio.
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