Chi è Aleksandr Dugin, il filosofo sovranista soprannominato il “cervello di Putin”

Aleksandr Dugin, 60 anni, è un filosofo russo noto per le sue opinioni anti-occidentali, di estrema destra e «neo-eurasiatiche». Negli Stati Uniti, e in generale in Occidente, non di rado viene presentato come il “cervello di Putin” o il “Rasputin di Putin”. In Italia – dove è conosciuto come l’ideologo dello zar – Dugin è stato osannato da Gianluca Savoini, l’amico di Matteo Salvini che lo ha più volte ospitato in eventi pubblici nel nostro Paese, presentandolo sl segretario leghista.

Aleksandr Gel’evič Dugin nasce a Mosca il 7 gennaio 1962 in una famiglia fedele all’Ideale sovietico e ortodossa nell’appartenenza al, e nella devozione del, comunismo. La madre era una dottoressa, il padre un ufficiale del servizio segreto più segreto del mondo: il Kgb. Al centro del suo pensiero, accanto alla lotta al liberalismo, è l’Eurasia.

Negli ultimi anni è stato definito dai media occidentali come uno degli ispiratori della politica estera di Vladimir Putin, mentre la stampa russa lo considera una «figura marginale» per le sue opinioni «ritenute troppo radicali anche dai nazionalisti». Nel 2014 – riporta Russia Today – è stato licenziato dall’Università statale di Mosca dopo il suo appello a «uccidere, uccidere, uccidere» gli ucraini in seguito agli scontri di Odessa del 2 maggio in cui gruppi neonazisti bruciano vivi oltre 40 filo russi.

Darya Platonova Dugina, la figlia dell’ideologo morta nell’esplosione del veicolo su cui viaggiava nei pressi della capitale russa, aveva trenta anni, era laureata in filosofia all’Università Statale di Mosca e aveva approfondito gli studi sul neoplatonismo ma rivendicava come riferimenti culturali anche Antonio Gramsci, Martin Heidegger e il sociologo francese Jean Baudrillard. Il 4 giugno scorso fu inclusa nella lista delle persone sanzionate dal governo del Regno Unito (tra loro il magnate Roman Abramovic) per avere espresso appoggio o promosso politiche favorevoli all’aggressione russa dell’Ucraina.

Figurava al numero 244 dell’elenco delle 1.331 persone fisiche sanzionate, quale «autore di alto profilo della disinformazione circa l’Ucraina e riguardo all’invasione russa dell’Ucraina su varie piattaforme online», nonché responsabile per il supporto e la promozione di politiche o iniziative di destabilizzazione dell’Ucraina per comprometterne o minacciarne «l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza».

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