Il presidente della Bundesbank: “Inflazione al 6% anche nel 2023, ora un nuovo rialzo dei tassi”
Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta ieri 20 agosto sul Rheinischen Post. Traduzione a cura di Uski Audino
L’inflazione è al 7,5% in Germania (e al 9,8% in Europa, ndr). Cosa succederà ora? Per i cittadini l’inflazione è il tema centrale.
«Lo
è anche per me. Per tutto il 2022, il tasso di inflazione nel calcolo
armonizzato europeo in Germania supererà l’8%. Nei prossimi mesi avremo
molti effetti straordinari: lo sconto sulla benzina e il biglietto a
nove euro scadranno, il che dovrebbe far aumentare l’inflazione di un
punto. L’imposta sul gas è in arrivo, e in cambio l’Iva sul gas verrà
abbassata, il che a sua volta ridurrà i prezzi. In totale, è possibile
un tasso di inflazione del 10% in autunno. In Germania tassi di
inflazione a due cifre sono stati misurati l’ultima volta oltre 70 anni
fa».
È di nuovo una minaccia?
«Non escludiamo che il
tasso di inflazione armonizzato sia a doppia cifra in alcuni mesi.
L’andamento dei prezzi dell’energia è difficile da prevedere».
Cosa succederà all’inflazione l’anno prossimo?
«Il
problema non scomparirà nel 2023. È probabile che strozzature
nell’approvvigionamento e tensioni geopolitiche continuino. Nella nostra
proiezione di giugno, avevamo previsto un’inflazione del 4,5% nel 2023.
Nel frattempo, la Russia ha ridotto drasticamente le forniture e i
prezzi di gas naturale e elettricità sono aumentati più del previsto. È
sempre più probabile che l’inflazione sia più alta di quanto previsto e
che il prossimo anno avremo una media sopra il 6%».
Che cosa succede all’economia tedesca se il Reno in secca
causerà un aggravarsi delle strozzature nelle forniture o se il gas non
dovesse più arrivare?
«A giugno abbiamo ipotizzato una
crescita nel 2022 di poco inferiore al 2%. Ad oggi, è probabile sarà un
po’ meno. Nella prima metà dell’anno l’economia tedesca ha continuato ad
andare abbastanza bene in condizioni difficili. Ma se si verificassero
ulteriori problemi di approvvigionamento, magari a causa della scarsità
d’acqua, le prospettive economiche nella seconda metà anno
peggiorerebbero ancora. Se la crisi energetica si aggrava, sembra
probabile una recessione il prossimo inverno».
La Bce ha dichiarato di voler portare l’inflazione vicino al 2% nel medio termine. Quando è il medio termine?
«Le
misure di politica monetaria non funzionano immediatamente. La velocità
con cui funzionano dipende anche dalle rispettive condizioni
economiche. Nella proiezione di giugno, il consiglio direttivo della Bce
ha ipotizzato nel 2024 un tasso di inflazione nell’area euro di nuovo
poco superiore al 2%. Ma le incertezze sono attualmente molto elevate.
Per raggiungere il nostro obiettivo, il Consiglio ha inviato un chiaro
segnale nella riunione del 21 luglio. Abbiamo alzato il tasso
d’interesse di riferimento di mezzo punto e abbiamo mantenuto la
prospettiva di ulteriori passi».
Non è troppo tardi? La Bce ha sottovalutato l’inflazione?
«La
forza dell’aumento dell’inflazione ha sorpreso l’intero mondo degli
esperti. Fino a metà 2021 abbiamo sovrastimato l’inflazione, poi
l’abbiamo sottostimata. Ma in tempi così straordinari, anche le
previsioni hanno un’estrema incertezza».
Ha paura di una spirale salari-prezzi?
«La prima
cosa è chiedersi se c’è una spirale prezzi-salari. L’aumento dei prezzi è
stato il fattore scatenante delle richieste di aumento di salario, non
il contrario. Sarà fondamentale mantenere stabili le aspettative di
inflazione a medio termine al 2%. Sono convinto che la Bce adotterà le
necessarie misure per raggiungere l’obiettivo».
La Bce ha portato il tasso di deposito allo 0%. Cosa significa per i risparmiatori?
«Il
tempo dei tassi d’interesse negativi è finito, molte banche hanno già
cancellato le commissioni sui depositi. Le altre dovrebbero farlo entro
l’anno».
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