Il presidente della Bundesbank: “Inflazione al 6% anche nel 2023, ora un nuovo rialzo dei tassi”
La prossima decisione sui tassi di interesse della Bce è prevista l’8 settembre. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Con
tassi d’inflazione elevati, devono seguire altri passi sui tassi
d’interesse. Anche questo è generalmente previsto. Ma non voglio mettere
un numero in vetrina. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che dobbiamo
decidere la politica monetaria di riunione in riunione».
Con il programma Tpi la Bce ha creato un
nuovo strumento per proteggere i Paesi altamente indebitati da dinamiche
di mercato disordinate. La banca centrale non premia così un
comportamento di spesa impudente dei governi?
«Alt. Questo
nuovo strumento non si propone di aiutare i singoli governi in
difficoltà. Lo strumento ha uno scopo di politica monetaria: può
accadere che le misure di politica monetaria non abbiano più il giusto
effetto sull’inflazione nell’area euro. Questo succede se i mercati
finanziari funzionano male e i tassi di interesse salgono in modo
ingiustificato nei singoli Paesi. In una tale costellazione eccezionale,
il Tpi può essere attivato come un rimedio. Abbiamo detto che avremmo
attivato lo strumento solo a una serie di condizioni. Resta fuori
discussione che i governi sono responsabili delle loro politiche fiscali
e di bilancio. Quindi se queste politiche nazionali provocano aumenti
di spread e di tassi d’interesse, questo non è un caso per il Tpi».
I criteri della Bce sono formulati in modo vago. Francoforte
vuole tenersi una porta aperta per intervenire nel caso Paesi come
Italia o Grecia si trovino in difficoltà per l’aumento dei tassi sui
bond?
«Come nei casi precedenti, il Consiglio direttivo
della Bce ha descritto lo strumento in linea di principio a luglio. In
caso di attivazione, lo concretizzerà in vista del singolo caso.
L’obiettivo è eliminare le interruzioni nella trasmissione della
politica monetaria e non “salvare” singoli Paesi».
Questo potrebbe accadere se la situazione politica in Italia, per esempio, diventasse instabile dopo le elezioni anticipate.
«La
situazione politica dei singoli Paesi è responsabilità dei governi. Il
compito della Bce e delle banche centrali nazionali è la stabilità dei
prezzi nell’area euro. Vogliamo evitare che le nostre misure di politica
monetaria funzionino non correttamente a causa di reazioni
ingiustificate del mercato. Questo è lo scopo di questo strumento. Farò
in modo di attivarlo solo in caso di evidenti perturbazioni del mercato e
a condizioni rigorose».
La Bce è pronta ad affrontare una nuova crisi dell’euro?
«L’area
dell’euro è cresciuta con le crisi: ha imparato dal passato e ha creato
strumenti per affrontare meglio il futuro. Oggi il mondo finanziario è
sottoposto a una vigilanza più stretta».
Non c’è nessun caso problematico nell’Eurozona?
«La mia preoccupazione principale è l’inflazione nell’area dell’euro».
Quindi non vuole fare i nomi dei singoli Paesi?
«No. Siamo degli esortatori, inviamo segnali ai governi perché assumano le loro responsabilità e garantiscano bilanci adeguati. Dopo tutto, la politica economica e fiscale influenza il tasso di inflazione e la politica monetaria comune».
LA STAMPA
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