Le candidature di Calenda affondano il terzo polo

E infatti porte chiuse anche a Gabriele Albertini, che di grande stima gode ancora a Milano ma che da tempo è lontano dagli ambienti di centrodestra. Tant’è che l’ex sindaco era stato uno dei primi a fare appello per l’alleanza tra Renzi e Calenda. Ma se dell’ex premier aveva ricevuto una proposta di candidatura, Calenda gli ha sbarrato la strada in malo modo: «Non vedo Albertini dall’epoca di Scelta Civica, direi quasi dieci anni. Una settimana fa ha chiesto una doppia candidatura a Milano con un messaggio. Non essendo mai stato iscritto ad Azione, mi è sembrata una proposta quantomeno stravagante».

Non era stravagante invece la proposta di Massimo Cassano, anche lui non iscritto ad Azione fino a ieri. Come ha rivelato lo stesso Francesco Boccia: «Cassano non abbiamo voluto candidarlo, ce l’aveva chiesto e abbiamo detto di no, perché pensiamo che non avesse il profilo per rappresentare la nostra idea di Italia democratica e progressista. Poi è passato Calenda, evidentemente lo ha trovato al mercato degli svincolati. Mi auguro che abbia il buon gusto di dimettersi dall’Arpal (l’agenzia regionale dei navigator) e di passare, come ha detto, all’opposizione perché penso che quello sia il posto giusto per lui: il civismo è una cosa, i legionari sono un’altra».

E infatti Cassano, passato da Forza Italia ad Alfano per restare nel governo Letta, quando rimase senza partito finì nelle braccia del governatore pugliese fondando la sua lista Popolari per Emiliano e diventando capo dei navigatori regionali, poi si è avvicinato alla Lega e un mese fa era alla presentazione di Dimaio. Ma gli unici posti blindati li ha trovati con Calenda. Che oggi nei vari tweet non riesce a spiegare perché nel terzo polo per un uomo con la storia di Gabriele Albertini non c’è spazio e per uno con quella di Cassano sì.

IL GIORNALE

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