Caro bollette, la linea di Palazzo Chigi: pronti a misure, no a maggiore deficit
di Enrico Marro
Calma e gesso, i criteri di azione del governo non possono seguire le frenesie della campagna elettorale. Una cosa è il monitoraggio dell’emergenza energia, che non è venuto mai meno, e l’esame delle ulteriori misure che possono essere messe in campo in relazione alle risorse disponibili, un’altra sono i proclami dei partiti lanciati a poche settimane dal voto. Queste le riflessioni che si fanno a Palazzo Chigi, dove oggi il sottosegretario alla presidenza, Roberto Garofoli, coordinerà le prime riunioni istruttorie per vedere che margini ci sono per un nuovo decreto legge di aiuti a imprese e famiglie contro il caro bollette. Provvedimenti che però, spiegano i tecnici, difficilmente arriveranno questa settimana.
«Come minimo – spiegano – bisogna aspettare i dati delle entrate a tutto agosto e poi vedere eventuali altre risorse disponibili tra i residui di spesa, per capire se c’è lo spazio per interventi percettibili», anche se nessuno crede si potrà arrivare ai 20-30 miliardi che chiedono le forze politiche. Detto questo, Draghi, se i partiti gli chiederanno un incontro, certamente sarà disponibile. Ma la linea del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia, Daniele Franco, non è cambiata rispetto al fatto che anche i nuovi aiuti, come i precedenti, non dovranno essere coperti con lo «scostamento di bilancio», ovvero con un aumento del deficit. Una richiesta avanzata in maniera trasversale (dal leader della Lega, Matteo Salvini, a quello di Azione, Carlo Calenda) che Draghi trova curiosa, a poco più di venti giorni dal voto. Quasi un escamotage per scaricare sul premier uscente e su un governo in carica per gli «affari correnti» la grave responsabilità di una decisione che potrebbe andare incontro alle censure della commissione europea ed esporre l’Italia alla speculazione sui mercati finanziari.
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