Questione di stile
Solo che il suo comportamento provoca danni e getta ombre sull’intera nazione. Se un giornale o un politico critica Salvini per i suoi rapporti con la Russia, si è sempre nell’ambito di una campagna elettorale sia pure brutta, ma l’inquilino della Farnesina non può lanciare accuse per sentito dire, né può prendere a pretesto la scoperta di una spia russa (in questo momento ne gireranno a centinaia nelle capitali europee) per dare del traditore ad un avversario politico: deve portare prove inoppugnabili prima di parlare e non blaterare supposizioni all’insegna della propaganda. Perché le sue parole danneggiano a livello internazionale l’immagine del Paese, l’operato del vecchio governo che vedeva Salvini nella maggioranza e mettono in cattiva luce l’azione del prossimo che ancora deve nascere. Anzi la dimezzano, perché qualsiasi iniziativa assumerà sul dossier Ucraina l’esecutivo che verrà dopo le elezioni, sarà interpretata come un favore a Putin, se chi è stato a capo della diplomazia italiana per tre anni tratta alla stregua di spie russe i suoi possibili successori.
Insomma, quello di Di Maio è un operato inqualificabile. Né è un’attenuante la paura per l’esito del voto che ha fatto perdere la testa al Pd e ai suoi alleati. La democrazia pretende stile e correttezza anche di fronte ad un’ipotetica sconfitta.
IL GIORNALE
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