Tetto al prezzo del gas, la Ue accelera: prime aperture della Germania

di Francesca Basso e Federico Fubini

Italia chiede da oltre sei mesi un tetto al prezzo del gas e da quasi un anno la modifica del mercato elettrico. Ora qualcosa si muove. L’annuncio arriva da Bled, dove la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, intervenendo al Forum strategico in Slovenia, ha detto che «la Commissione sta lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato elettrico». Dietro alla svolta di Bruxelles ci sarebbe un’iniziale apertura della Germania, che si è sempre opposta con l’Olanda al gas price cape alla richiesta di modifica del mercato elettrico, per sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del metano da cui dipende attualmente.

Il 7 settembre i rappresentanti degli Stati membri parteciperanno a un seminario nel quale la Commissione presenterà i modelli di price cap — italiano, greco e spagnolo-portoghese — e due giorni dopo, il 9 settembre i ministri Ue dell’Energia si incontreranno a Bruxelles per un consiglio straordinario convocato dalla presidenza ceca di turno dell’Unione: «Non permetteremo a Putin di danneggiare i nostri cittadini e le nostre imprese, motivo per cui dobbiamo aggiustare il mercato dell’energia. La soluzione europea è la migliore che abbiamo», ha detto il ministro dell’Industria ceco Josef Síkela, annunciando la convocazione della riunione su Twitter.


Il discorso sullo Stato dell’Unione

La Commissione Ue avrebbe preferito che il Consiglio si tenesse il 15 settembre, il giorno successivo al discorso sullo Stato dell’Unione che la presidente von der Leyen pronuncerà a Strasburgo alla plenaria del Parlamento europeo, per consentire di presentare la proposta Ue prima dell’incontro tra i ministri dell’Energia. Ma serviva un segnale immediato. È probabile però che la formalizzazione della proposta arrivi comunque dopo il consiglio Energia. È chiaro che «abbiamo bisogno di un nuovo modello di mercato per l’elettricità — ha detto von der Leyen — che funzioni davvero e ci riporti in equilibrio». A imprimere un’accelerazione «i prezzi alle stelle dell’elettricità» che «stanno ora esponendo, per ragioni diverse, i limiti del nostro attuale modello di mercato elettrico. È stato sviluppato in circostanze completamente diverse — ha ricordato la presidente — e per scopi completamente diversi. Non è più adatto allo scopo». La crisi

Il cambio della Germania

I costi non più sostenibili per famiglie e imprese stanno spingendo anche la Germania, come spiegano fonti Ue, a rivedere le proprie posizioni così come l’Olanda, la cui Borsa del gas sta traendo grandi benefici dall’impennata dei prezzi del gas. Restano tuttavia per Berlino dei nodi da sciogliere, che avrebbe già esposto alle altre cancellerie. È necessario chiarire cosa accadrà se non dovesse arrivare abbastanza gas da Mosca, dopo l’imposizione di un tetto al prezzo del gas importato, e come prevenire la speculazione dei mercati. È chiaro che la nuova misura, per funzionare, dovrebbe andre di pari passo con un razionamento. Ma al momento il taglio al consumo di gas, deciso nel consiglio Energia straordinario del 26 luglio scorso, è solo volontario. È attesta per il 28 settembre una comunicazione della Commissione in cui Bruxelles potrebbe indicare i prossimi passi per la solidarietà energetica Ue da lasciar decidere ai capi di Stato e di governo nella riunione di fine ottobre. I punti da chiarire per la Germania sono anche altri, osservano fonti Ue: è necessario garantire che le aziende dell’energia abbiano sufficiente liquidità attraverso il credito e lavorare a una riforma del mercato elettrico che preveda di scollegare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, su cui è appunto al lavoro la Commissione. È ormai chiaro anche ai Paesi più scettici che il mercato elettrico ha smesso di funzionare correttamente e dunque è ora di affrontare le cause di fondo oltre ai sintomi rappresentati dai prezzi energetici alle stelle. Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo e Olanda nel dicembre scorso si erano opposte alle richieste di Italia, Francia, Spagna, Romania e Grecia di una riforma del mercato elettrico e avevano detto di essere disponibili a considerare variazioni, ma solo a patto di non sconvolgere l’assetto esistente.

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