Noi e le alleanze: il valore della linea atlantica
È una ovvietà che l’America sia impegnata in una competizione con le altre grandi potenze e che difenda le posizioni di forza che ha acquisito nel mondo. Ma limitarsi a constatare che gli imperi competono fra loro, significa fingere che non ci sia differenza fra l’ordine internazionale creato dagli Stati Uniti e gli imperialismi autoritari. Potete anche non chiamare «ordine liberale» quello a guida statunitense se vi sembra una espressione che rivela l’eccessiva auto-indulgenza occidentale. Ma resta che, plasmato (sia pure con inevitabili contraddizioni e al prezzo di tanti errori ) dalla società aperta occidentale, l’ordine internazionale a guida statunitense è radicalmente diverso dalle «paci imperiali» russa o cinese.
Il muro di Berlino non serviva ad impedire che i tedeschi occidentali fuggissero a Est. E i poveri afghani che cadevano dagli aerei all’aeroporto di Kabul lo scorso anno non volevano scappare perché stavano arrivando gli americani. Volevano scappare perché gli americani se ne andavano. C’è qualcosa di vagamente ipocrita in quelli che mettono tutti gli imperi, o cosiddetti imperi, sullo stesso piano. Nessuno di loro, infatti, vorrebbe vivere sotto un regime alla Putin o alla Xi Jinpig.
Forse, come dicono alcuni, a causa di errori occidentali e dell’avvento di un mondo multipolare, l’atlantismo è condannato. Se ciò fosse vero che cosa bisognerebbe fare? Come ce la caveremmo noi europei? C’è chi pensa che l’Europa potrebbe stare in piedi da sola se lo volesse. Ma quale leadership, di grazia, dovrebbe guidare un’Europa priva del sostegno americano, imporre l’integrazione politica e la difesa europea? Forse la Germania potrebbe incarnare tale leadership? La si osservi attentamente. Nonostante la storia sia di nuovo «in movimento», secondo la formula dello storico Arnold Toynbee, la Germania non è pronta ad assumersi onori e oneri della leadership. E senza leadership l’Europa non può aspirare all’autosufficienza politica. L’Europa ci serve eccome, ma una sua completa autonomia politico-strategica non è oggi pensabile.
Atlantismo e società libere occidentali restano legate a filo doppio: simul stabunt, simul cadent. Sopravvivono insieme o cadono insieme. Ricordiamocelo in questa campagna elettorale che tutti (russi per primi) osservano con attenzione ipotizzando che l’Italia sia l’anello più debole della catena atlantica.
In ogni caso, gli annunci di morte dell’atlantismo sono prematuri. Partita aperta e pronostici incerti.
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