Balocco, il dolore e l’orgoglio

Nel racconto a più voci del funerale c’è spazio anche per la predica laica del sindaco di Fossano, Dario Tallone. Si commuove quando chiama il defunto con il soprannome (“Bebe”) e ricorda il suo «impegno nelle riunioni con l’amministrazione che coinvolgevano la ditta». E’ un’abitudine tutta piemontese quella di definire “ditta” tutte le aziende, anche quelle con centinaia di dipendenti (l’ex vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi ha sempre chiamato ditta anche la Olivetti). Come se l’azienda fosse una cosa di famiglia a prescindere dalle dimensioni. Nell’elogio funebre il sindaco ricorda che «quando la vita di un uomo si spegne rimane quel che ha seminato«. Balocco ha anche seminato allegria. A nome degli amici parla Fulvio Fluttero, compagno di scuola fin dalle elementari. Ricorda «trent’anni e più di amicizia, serate in allegria, viaggi, musica». Le battute: «Avevi scritto sul profilo Facebook: ‘Se non fosse per Susy sarei ancora single». La tenacia: «Hai trascorso una notte nel viaggio in Corsica per far quadrare i conti della cassa comune».

Il coro della cattedrale intona il Salve Regina mentre la bara sfila nella navata centrale verso il carro funebre sul sagrato. Solo all’esterno della chiesa si infrange il silenzio tutto piemontese che fino a quel momento aveva circondato il funerale. Il sindaco, il presidente della Regione, Alberto Cirio, il presidente della provincia di Cuneo, Federico Borgna, salutano i familiari. All’esterno, tra gli altri, il gonfalone della Juventus rappresentata da Roberto Bettega. Il carro sta per partire. I dipendenti fanno riaprire il portellone posteriore per salutare Balocco con una carezza. Al cimitero si ritrovano una cinquantina di persone. Il feretro è tumulato nella tomba di famiglia: «Sembra passato poco tempo da quando siamo venuti qui per il funerale di Aldo». Aldo Balocco, padre di Alberto, è morto il 2 luglio, ultranovantenne. Solo due mesi fa. Ed è già passata una generazione.

LA STAMPA

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