Leva obbligatoria, perché si torna a parlarne?
La leva obbligatoria potrebbe essere utile all’esercito?
Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma (il
sindacato dell’Arma dei carabinieri), concorda con la visione del
ministro. Secondo Nicolosi, la leva obbligatoria non solo «non
risolverebbe i problemi del comparto difesa italiano» ma rischierebbe,
al contrario, di «creare complicazioni organizzative nei Comandi». «Per
risolvere i problemi del comparto militare è importante puntare sulla
qualità, sulle competenze e sulla preparazione, non solo sulla quantità di personale», spiega il segretario.
Anche il generale Paolo Capitini,
docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito di
Viterbo, ha sollevato alcune perplessità rispetto all’ipotesi di
reintrodurre la naja. «L’esercito non è una specie di riformatorio che raddrizza i giovani»,
ha dichiarato ad Adnkronos, «con una proposta del genere sembra che
all’esercito venga delegato il compito di educare. Prima di arrivare
all’esercito però ci sono i genitori, la scuola, gli amici, la società,
università e poi forse anche l’esercito».
Ci sono però anche voci contrarie, come quella del generale Marco Bertolini, ex capo del Coi, secondo cui sarebbe «un’ottima idea»
far fare un anno di servizio militare ai giovani, «se fosse
percorribile». «Sarebbe un momento di formazione molto importante», ha
detto il generale all’Adnkronos.
La storia della leva obbligatoria
In l’Italia, come nel resto d’Europa, la leva obbligatoria intesa in senso moderno — ovvero la chiamata alle armi dei cittadini maschi ritenuti idonei nati in un determinato anno — era stata un’eredità del Settecento. Il Regno d’Italia, in particolare, aveva sancito l’obbligo al servizio di leva nel 1875. La Costituzione repubblicana approvata dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, definisce la difesa della patria come un «sacro dovere del cittadino» e stabilisce che il servizio militare è «obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge» (articolo 52). Dal 1948 al 2005, e dunque per quasi sessant’anni, la leva ha segnato la storia del Paese, ma non senza dibattiti. Da subito, ad esempio, la sua obbligatorietà è stata contestata da alcune minoranze religiose e da singoli individui, per motivi etici o politici.
L’obiezione di coscienza — a lungo osteggiata dallo Stato — viene riconosciuta dalla legge solo nel 1972, con una norma che istituisce il servizio civile, sostitutivo di quello militare.
Ben presto, si sviluppa anche un dibattito sull’opportunità di trasformare le Forze Armate in senso professionale, che sfocia poi nel 2004 nella decisione di sospendere la leva obbligatoria con la legge Martino.
L’ultimo scaglione di leva a pronunciare giuramento, nel gennaio 2005, è quello dei nati nel 1985. Da quell’anno, in Italia, ai militari di leva sono subentrati i volontari e il servizio militare obbligatorio è stato soppiantato dal quello professionale.
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