Quei titoli di coda senza la parola fine
Annalisa Cuzzocrea
Chi ama il cinema, il buio in sala, il sogno, l’incanto che non vuole finire, ama i titoli di coda. Rimane inchiodato fino all’ultimo scenografo, aspetta che la musica svanisca. Ma non c’era niente di onirico, irreale o artistico, nei titoli di coda che ieri Volodimyr Zelensky ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. C’era l’orrore della guerra nella sua espressione più terribile e senza bisogno di effetti speciali. C’erano Liza, 4 anni, uccisa a Vinnytsa il 14 luglio 2022; Kyrylo, 8 anni, e Maksym, 7, morti con lei nella stessa città, nello stesso giorno; Volodia, ucciso a 13 anni a Pokrov il 7 aprile; Matviy, caduto a 6 anni a Chaplyne, il 24 agosto 2022. Insieme a Vladyslav, che di anni ne aveva 11. Sono nomi bianchi che scorrono su uno sfondo nero e squarciano una serata cominciata come tutti noi viviamo adesso, come se niente fosse.
Un elenco impietoso e crudele che inchioda alle poltroncine di velluto gli attori seduti in platea, la schiena schiacciata all’indietro, quasi a volersi difendere. Le mani incrociate sul petto, come una preghiera. Semplici nomi che scoloriscono smoking e paillettes e fanno impallidire i volti di Adam Driver e Greta Gerwig, protagonisti di «White Noise», «Rumore bianco», tratto da un romanzo di Don De Lillo tutt’altro che allegro o consolatorio. Eppure è cinema, illusione. Questo invece no. E non dura 120 minuti, bensì «189 giorni».
Per quanto Volodimyr Zelensky sia già apparso nella notte di Kiev nella sua t-shirt verde militare. Per quanto le sue parole suonino a tratti troppo perfette, troppo confezionate, per essere reali, da quei nomi non si può fuggire. Sono state le Nazioni Unite con la loro agenzia di protezione per l’infanzia a dire a questo giornale, appena quattro giorni fa, che i morti accertati tra i minori – accertati, che con la guerra in corso non è cosa da poco – sono quasi 400.
Zelensky porta «fuori concorso» 358 nomi e li mostra a tutti dicendo quello in cui forse non crede più: «Sono sicuro che tutto il mondo civilizzato non si arrenderà mai, resterà con l’Ucraina fino alla fine, fino a quando verità e giustizia saranno accolte da un applauso». Dice di esserne certo, il presidente ucraino, ma la sua conclusione è preceduta da una supplica molto più vicina alla realtà. In giorni in cui l’Europa fa i conti con le bollette del gas e con la paura dei razionamenti; in cui non solo i filorussi, ma anche chi non si considera tale, mette in discussione l’unico piccolo argine che l’Ue e il mondo libero hanno provato a mettere alla furia di Vladimir Putin, le sanzioni economiche, «i nomi sono importanti», dice Zelensky, rifiutandosi di consegnarli all’«oblio e all’oscurità». E chiede per favore non stancatevi, non voltatevi, non alzatevi dalla sala prima che sia davvero finita.
Pages: 1 2