Mara Carfagna: “Difendiamo la linea Draghi e questo ci sta premiando i pariolini non siamo noi”
Francesco Grignetti
ROMA. Dalle parti del Terzo polo si tira un sospiro di sollievo. I sondaggi li registrano in crescita; non sono più la Cenerentola della politica. E Mara Carfagna, ministro uscente per il Sud, fuoriuscita da Forza Italia, sente che le cose potrebbero andare persino meglio perché la gente ha già nostalgia di Mario Draghi, il «suo» presidente del Consiglio. «È stato il premier di una stagione di investimenti e ripresa che stava dando frutti: per questo cacciarlo in anticipo è stato surreale», dice.
Ministro, è immaginabile la vostra esultanza: il Terzo Polo secondo i sondaggi avrebbe superato Forza Italia. Se lo aspettava?
«In
realtà ho capito che era in atto una crescita più rapida del previsto
quando, pochi giorni fa, ho letto un sondaggio su Mario Draghi: persino
il 65 per cento dei simpatizzanti di centrodestra è convinto che sia
stato un errore mandarlo a casa. Il nostro è l’unico schieramento che
propone la continuità con il metodo Draghi e, se risulterà possibile, il
ritorno di Draghi stesso. Rispondiamo in tutta evidenza a una “domanda”
del Paese. Guarda a noi quella parte d’Italia che è arrabbiata per la
crisi e che vuole esprimere anche un voto di protesta contro chi ha
determinato elezioni anticipate in una fase così complessa».
La campagna elettorale è ancora lunga, però. Lei che lo
conosce bene, pensa che il Cavaliere riuscirà nel miracolo di
raddrizzare la sua barca oppure una stagione è finita?
«Non
voglio parlare di Forza Italia, anche per una questione di stile.
L’errore politico che hanno commesso aprendo la crisi è stato molto
grave, non è di quelli che si riparano facilmente anche con un leader
così popolare».
Quanto al Terzo Polo, molti pensano che resti un fenomeno elitario.
«Ah,
quelli di “Calenda pariolino”. Etichette da quattro soldi. Noi
difendiamo, e siamo i soli a farlo, il più grande investimento sociale
degli ultimi vent’anni, il Piano nazionale di Ripresa. Le posizioni
elitarie vanno cercate altrove, tra chi per posa ideologica chiede di
ridiscutere quel piano, tra chi è pronto a liquidarlo, tra chi non lo ha
mai votato e forse nemmeno conosce la sua portata sociale per i
lavoratori, chi si sposta in treno, i pendolari, le madri lavoratrici,
le decine di migliaia di ragazzi che non hanno il tempo pieno a scuola, i
territori privi di servizi sociali o sanitari».
Parliamo del suo Sud. Molto battuto in questi giorni dai
leader del centrodestra, Meloni e Salvini. Teme la concorrenza
sovranista?
«Il sovranismo non ha prodotto nulla per il Sud,
se non parole. Io, da cittadina meridionale prima che da ministro, ho
avuto il privilegio di poter affrontare e avviare a soluzioni problemi
endemici, difficoltà storiche. Non le posso fare l’elenco, cito solo tre
iniziative-simbolo delle vergogne che abbiamo cancellato. A Messina
stiamo abbattendo baraccopoli che erano in piedi da un secolo: centinaia
di famiglie hanno già ricevuto case vere e proprie, e altre ne
arriveranno a breve. A Bagnoli la bonifica era ferma da vent’anni:
abbiamo nominato Commissario il sindaco di Napoli, gli abbiamo dato una
struttura, abbiamo chiuso ogni contenzioso tra istituzioni, e ora la
bonifica può ripartire. A Taranto abbiamo finanziato il ritorno di un
grande cantiere navale nell’area della ex-Belleli, darà lavoro ad almeno
duecento persone e costruirà un’opzione di sviluppo pulita,
qualificata, certa».
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