Mario Draghi umilia Enrico Letta a pochi giorni dal voto: il report, nero su bianco
Coalizione che oltretutto non c’è per i disastri in serie causati dall’ex premier: dall’esplosione del campo largo con i 5 Stelle (dopo tre annidi lavoro della “ditta”), al fallimento della sgangherata intesa con Calenda; dall’appropriazione dell’agenda Draghi (anche qui sconfessato bruscamente da SuperMario) all’autogol della campagna apocalittica «Scegli» che lo ha incoronato come “meme” più canzonato sul web.
RIMONTA…
Non solo. La maledizione di «Enrico stai sereno» aleggia ancora sulla sua testa. Se nel 2013 fu opera perfida di Matteo Renzi (con il benestare di tutto il Pd, per dovere di cronaca) a scaldare i muscoli è il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Pronto, dal 25 settembre, a strappargli il Pd dalle mani. A volerlo non solo i riformisti e gli ex renziani del Pd ma, nuovamente, gli stessi elettori: dato che il governatore, nemmeno in campo per le Politiche, da Swg è sondato al 9% come potenziale premier. Ancora a bordo campo, insomma, ma già alle calcagna del leader. Ecco perché fa quasi tenerezza registrare le parole di Letta sugli indecisi: «Siamo molto determinati a convincere quel 40% di elettori che non hanno idea di chi votare», spiegava ieri. «Perché, se riuscissimo a spostare un 10% di quelli, allora potremmo vincere le elezioni». Qualcuno avverta Enrico: magari il problema principale fosse conquistare gli scettici. Prima ancora occorrerebbe trovare il leader vero del centrosinistra.
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