Nurofen e Gaviscon sono introvabili? Ecco perché ci mancano i farmaci

C’è però senz’altro un problema di approvvigionamento strutturale, che preoccupa da anni e per il futuro e che il rappresentante dell’Industria dei Farmaci Accessibili denuncia da tempo. La crisi del Covid ha evidenziato come per i nostri Paesi la catena di rifornimento dall’estero dei componenti essenziali per i farmaci sia vulnerabile. L’Ue dipende fortemente dalle importazioni di molecole e principi attivi dei farmaci più comuni, in particolare da Cina e India, che si garantiscono un’autonomia strategica in caso di picchi di domanda e portano a limitazioni per noi. «L’Europa ha fatto finora molte dichiarazioni di principio – continua Uda –, a cui non sono seguiti i fatti. Mancano investimenti pubblici per riportare la produzione internamente e il coraggio di rivedere i prezzi in maniera sostenibile: molti farmaci sono remunerati in maniera troppo bassa».

Per fare un esempio, l’80% dei prodotti utilizzati in terapia intensiva appartiene alla categoria dei farmaci generici. Secondo un rapporto dalla Commissione europea, le carenze di medicinali sono aumentate di 20 volte tra il 2000 e oggi, e di 12 volte dal 2008. I farmaci interessati da queste carenze comprendono una grande varietà di prodotti (tra cui trattamenti antitumorali, antibiotici, vaccini, anestetici e farmaci per l’ipertensione, le malattie cardiache e i disturbi del sistema nervoso). Diversi Paesi Ue, come Germania, Francia e Italia, continuano ad avere un ruolo chiave nel commercio farmaceutico mondiale, perché producono prodotti di alto valore e con brevetto per l’esportazione. Al contempo, importano prodotti di basso valore e senza brevetto per poi lavorarli ulteriormente. In tutta Europa, il valore dell’import dei mattoncini necessari per comporre i farmaci più comuni equivale ad 11,1 miliardi di euro.

LA STAMPA

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