Regno Unito, l’incarico reale per Liz Truss comincia dalla Scozia
Alessandra Rizzo
Londra. È dovuta andare in aereo in Scozia sotto una pioggia battente invece che a Buckingham Palace, ma Liz Truss è diventata ufficialmente la nuova premier del Regno Unito dopo un incontro con la Regina Elisabetta. Per la prima volta nei settant’anni di regno della monarca, la designazione di un primo ministro è avvenuta nella tenuta estiva di Balmoral, e non nella sede della famiglia reale a Londra. Tornata nella capitale, Truss ha parlato alla nazione dal podio di Downing Street, promettendo di agire rapidamente per arginare la crisi economica del Paese. E poi ha nominato un esecutivo di fedelissimi, spostato a destra. «Sono sicura che insieme possiamo superare la tempesta, ricostruire la nostra economia e diventare una Gran Bretagna moderna e brillante», ha detto in un discorso scarno, meno di cinque minuti, e privo di dettagli. «È questa la missione vitale per garantire opportunità e prosperità a tutti e alle generazioni future. Per quanto forte possa essere la tempesta, so che il popolo britannico è più forte».
La giornata ha seguito una coreografia collaudata, pur con la novità scozzese. Elisabetta ama trascorrere il periodo estivo al Castello di Balmoral, uno dei suo luoghi preferiti, e invita spesso i primi ministri per un weekend: Tony Blair ha raccontato di un fine settimana «snervante» in cui si è aiutato con una buona dose di alcol per superare la serata con i reali; per David Cameron la solitudine della tenuta reale era motivo di gioia. Ma mai un incontro tanto formale era avvenuto in un ambiente così informale: la Regina ha problemi di mobilità e, dicono fonti di palazzo, ha preferito evitare il rischio di un cambio di programma repentino. Gonna rigorosamente scozzese, cardigan e il bastone che ormai la accompagna in quasi tutte le uscite, Elisabetta, 96 anni, ha accolto Truss per la cerimonia detta del «baciamano» (anche se non c’è un vero baciamano, basta un inchino o una stretta di mani). Una trentina di minuti, e Truss è diventata la premier numero 15 dell’era di Elisabetta II. Il primo, nel 1952, era stato Winston Churchill.
La giornata era cominciata con l’addio di Boris Johnson, in un discorso dal podio fuori da Downing Street in cui ha rivendicato il suo operato in tre anni di governo e lanciato frecciatine ai deputati colpevoli a suo avviso di averlo defenestrato anzi tempo, nascondendo a malapena il disappunto per la fine prematura di un ruolo cui ha aspirato tutta la vita. Con linguaggio tipicamente colorito, si è paragonato a «uno di quei razzi che hanno esaurito la loro funzione, e ora rientrerò dolcemente nell’atmosfera cadendo in modo invisibile in qualche angolo remoto e oscuro del Pacifico». Nessun mea culpa, nessun rimorso per il «partygate», lo scandalo dei festini proibiti di Downing Street durante il lockdown. Johnson probabilmente resterà in parlamento, finirà la biografia di Shakespeare interrotta durante la premiership e terrà redditizi discorsi in giro per il mondo. Ha promesso di appoggiare il nuovo governo, ma ha anche alimentato le già persistenti illazioni sul suo futuro con un riferimento a Cincinnato, lui che è un classicista che mastica il latino. «Come Cincinnato torno al mio aratro», ha detto. Ma chissà che come il dittatore romano non voglia tornare in prima linea. I fedelissimi ne sono convinti, lui non ha mai negato espressamente, e secondo alcuni bookmakers, Liz Truss avrà vita breve da premier. Johnson si è poi recato in Scozia, con aereo separato rispetto a quello di Truss per motivi di sicurezza, per rassegnare le dimissioni nelle mani della Regina.
Molto, moltissimo del futuro di Truss dipenderà dalle misure scelte per far fronte alla crisi economica, e in particolare al caro energia e ad un’inflazione al 10%. Truss sta sondando varie possibilità, compreso il congelamento delle bollette, e si prepara a presentare un piano domani. Intanto ha passato la serata a nominare il nuovo governo.
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