Presidenzialismo, un salto nel buio

Così per le motivate diffidenze dei nostri partner europei, da non sottovalutare mai, ma soprattutto nel nostro contesto, soprattutto dopo questo voto. Convertire d’un botto l’attrazione per Orban in buona disposizione per Scholz o Macron , rischia di produrre un effetto destabilizzante se solo autocertificato, per di più solo oltre i confini. Così per la scelta dei ministri: lasciata al presidente del consiglio del tempo, anziché al potere di nomina del capo dello Stato, avrebbe qualche lustro fa collocato un pregiudicato alla guida della macchina della giustizia. Serve chi controlli la nascita di un governo il cui capo e i cui ministri giurino fedeltà non astratta e generica ad una costituzione che bandisce ogni indulgenza verso un passato incompatibile con l’idea di democrazia. Anche su questioni drammaticamente pulsanti, quali i reali rapporti con i paesi in guerra, e soprattutto con un aggressore irresponsabile, in cui le diffidenze dei governi europei siano diluite dagli sforzi del nostro sistema di mostrare la diversità tra l’essere di ieri e quello di oggi, e non su dettagli. Il probabile ministro più istituzionale della compagine, quello della sicurezza, sarà inoltre indotto a rinunciare all’uso partigiano delle divise di finanzieri, poliziotti e carabinieri, inquinandone la funzione unificante.

Alcuni esempi, a campione: ma sufficienti a porci davanti al buio di uno dei passaggi più complessi ed inquieti della nostra vita democratica con la fiducia in un sistema e nella figura di sicurezza che quel sistema ci ha consegnato. Convinti che forse avremo un governo valutato con riferimento ai vincoli della nostra costituzione; ovvero, se non sarà così, si riproporrà come possibile e confortevole una situazione non diversa da quella che ci ha regalato uno dei migliori presidenti del consiglio della vostra breve storia democratica.

LA STAMPA

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