Meloni contro tutti, cambia passo e abbandona i modi moderati “Succederà di tutto, siamo pronti”
FRANCESCO OLIVO
INVIATO A L’AQUILA. La «parlamentare dell’Aquila», la sua corsa verso Palazzo Chigi Giorgia Meloni ha deciso di cominciarla qui dove Fratelli d’Italia ha smesso di essere un partito dalle percentuali irrisorie. Nel suo collegio abruzzese Meloni arriva in ritardo di oltre un’ora, poi sale sul palco, dice di essere «un monaco tibetano» (fa anche “ooohhm”), ma poi alza i toni. Il comizio nella Villa Comunale è breve, ma più identitario rispetto a quelli pronunciati nel corso del tour delle città italiane. E dopo aver passato più di un mese a rassicurare mercati, cancellerie internazionali, investitori e analisti, ora ci sono gli elettori da mobilitare, «perché fino al 25 settembre bisogna combattere».
Nel capoluogo abruzzese non c’è una grande folla, tolti gli amministratori locali e i tanti giornalisti (stranieri compresi) sotto al palco resta meno di un migliaio di persone. Fra loro c’è il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, appena rieletto senza ballottaggio, con un passato a CasaPound e un presente da “moderato”, come si autodefinisce, nonostante una parola d’ordine su Whatsapp con una citazione di José Antonio Primo de Rivera, fondatore della Falange spagnola, partito fascista che con Francisco Franco diede vita al colpo di Stato contro la Repubblica. «Vi presento il prossimo presidente del Consiglio», dice sul palco Biondi. Meloni ha scelto di candidarsi qui per «una scelta d’amore», la definisce il sindaco. «L’ho fatto per alcuni simboli che questa terra rappresenta», dice lei. Simbolo dell’ascesa di Fratelli d’Italia che qui, come altrove, quattro anni fa languiva su percentuali bassissime e ora governa questa Regione e questa città. E prova «che una classe dirigente ce l’abbiamo eccome».
Il 25 settembre si avvicina, e Meloni sente il bisogno dell’appello accorato: «Nelle prossime settimane succederà di tutto». Insomma, affinché i consensi virtuali, diventino schede nelle urne c’è bisogno di svegliare una campagna elettorale non molto partecipata. E allora niente politica internazionale, nemmeno riferimenti a debito pubblico, prezzo dell’energia, né tantomeno alle riforme istituzionali. La presidente di Fratelli d’Italia molti applausi li raccoglie su immigrazione e «italianità», oltre che sui temi del suo collegio, le infrastrutture e la faticosa ricostruzione post sismica.
Sugli immigrati ci sono gli accenti più duri: prima distinguendo tra profughi e «uomini che arrivano sui barconi», poi ribadendo la proposta di fideiussione «con aziende degli extracomunitari chiudono dopo due anni, prima che lo stato controlli e ne riaprono subito un’altra». «L’immigrazione illegale di massa è uno strumento per costruire al ribasso i diritti dei lavoratori – ha aggiunto alzando i toni –. Le partenze si bloccano, gli scafisti non prendono più una lira e l’immigrazione deve essere gestita in un’altra maniera dando la precedenza a chi entra legalmente e non come è accaduto in questi anni». Nel mirino finiscono persino cantanti e attori di sinistra che l’attaccano di continuo: «Tutti questi artisti li avete visti, secondo voi è possibile che in tutto il mondo dello spettacolo non ce ne sia uno che la pensa come noi, se c’è allora perché non parla, forse perché sa che parla le sue possibilità di crescita in quel mondo potrebbero ridursi».
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