Tutti i sondaggi lo danno sconfitto. E Letta ragiona già come se fosse all’opposizione

Tutto questo spiega la campagna elettorale in difesa del Pd. Non ha mai detto «votateci». Ha solo raccontato perché non bisogna votare gli altri. Quelli sono fascisti. Quelli sono impresentabili. Quelli sono sporchi e cattivi e portano l’Italia nel baratro. Il Pd, invece? Non si sa. Ha passato tutto il tempo a indicare alibi per la propria sconfitta. Sembra quasi una fuga dal governo, perché il futuro promette tempesta. Forse è paura, visto che non c’è neppure un Draghi a metterci la faccia. Allora l’unica cosa è ripetere come fa Dario Franceschini la nenia di questi giorni: «Sono molto preoccupato da una destra approssimativa che altera gli equilibri internazionali del Paese». Notizia. Il Paese non è solo di chi vince. Le minoranza, in democrazia, hanno doveri e responsabilità. Sono quelle che praticava Pannella, che non ha mai tifato per la catastrofe. Tutti pensieri che Letta deve aver abbandonato da quando è tornato da Parigi. Adesso si abbandona solo a slogan senza troppa fantasia: «Voglio candidati con gli occhi della tigre». O attacca Giorgia Meloni con frasi di questo tipo: «Ha imbellettato il suo programma». Imbellettato dice tutto. È il furore binario del tifoso che non riesce più a nascondere, come una possessione. Viene fuori perfino a una Festa dell’Unità, nella sua Pisa, quando gli scappa un «Livorno merda». È una ricerca di identità che vive solo nella ricerca di un nemico. Tutto questo senza l’orgoglio e lo spirito da «maledetti toscani». Il Pd, al di là delle elezioni, ha già perso: da troppo tempo è solo un anti partito.

E come alibi dice che ha Saturno contro.

IL GIORNALE

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