The Queen, il Regno Unito piange Elisabetta

Alberto Mattioli

Il 21 aprile 1947 Elizabeth Alexandra Mary Windsor compì ventun anni, all’epoca la maggior età. Dal Sudafrica, dov’era in visita, pronunciò un discorso radiofonico nel quale giurò di servire «la grande famiglia imperiale» per tutta la sua vita, «lunga o corta che fosse». Oggi che lei non c’è più, e nemmeno l’Impero britannico, si può serenamente riconoscere che ha mantenuto la promessa per i suoi settanta anni di regno, il più lungo della storia britannica. In Europa, solo il Re Sole è durato di più: settantadue anni (ma era salito al trono a cinque).

L’infanzia fu felice. Papà Albert, duca di York, secondogenito di Giorgio V, era un padre affettuoso; sua madre, Elizabeth come la figlia, una scozzese dal sorriso contagioso («the smiling Duchess», la duchessa sorridente, la chiamavano i giornali popolari) e dal carattere forte. Elisabetta non avrebbe dovuto regnare: l’erede al trono era lo zio David, sportivo, anticonformista, adorato dalle masse. Ma successe l’inconcepibile: diventato Edoardo VII, lo zio decise che non avrebbe potuto regnare senza l’affetto della donna che amava, disgraziatamente un’americana bidivorziata, Wallis Simpson. Dopo una drammatica crisi costituzionale, lo spiegò al suo popolo con un discorso radiofonico che fu la prima occasione in cui un sovrano britannico usò la parola “love” non in senso astratto ma con riferimento a una persona in carne e ossa, e abdicò. A Elisabetta, dieci anni, la notizia venne portata dalla governante scozzese Marion Crawford detta “Crowfie”. «Questo vuol dire che un giorno sarai Regina?», le chiese la vispa sorella minore Margaret. Lei, impassibile: «Suppongo di sì». Commento della sorellina: «Poverina». In effetti, Elisabetta non avrebbe dovuto regnare, e soprattutto non avrebbe voluto. La sua vera vocazione era vivere in campagna insieme agli esseri che predilige, cavalli e cani, che oltretutto non hanno la sconveniente abitudine di sbagliare matrimoni, divorziare e dare scandalo. La prima volta che Crawfie la incontrò, era sul suo lettino intenta a tirare le redini di un cavallo inesistente.

La famiglia era unita e affettuosa, «us four», noi quattro, diceva daddy, diventato Giorgio VI. Elisabetta detta “Lilibeth” ebbe l’educazione che si aspettava da una regina: provvide soprattutto la nonna Mary, che nessuno aveva mai visto sorridere in pubblico. Ma il vero esempio glielo diedero i genitori negli anni della guerra, quando restarono a Londra a prendersi le bombe tedesche come i loro sudditi. Nell’ora più buia, quando ci si aspettava lo sbarco tedesco, proposero alla mamma Elisabetta, che Hitler considerava «la donna più pericolosa d’Europa», di spedire in Canada almeno le due giovani principesse. Risposta: «Le principesse non partono senza di me, io non parto senza il re e il re, naturalmente, non partirà mai». Infatti «The king is still in London», il re resta a Londra, diceva il ritornello di una canzonetta in voga. Elisabetta figlia partecipò allo sforzo bellico arruolandosi nelle ausiliarie. Imparò a guidare. Molti anni dopo, scarrozzò a Windsor il principe ereditario di un’Arabia Saudita che ancora vietava alle donne di mettersi al volante. Non si sa se il messaggio sia stato recepito; pare però che l’illustre ospite le abbia chiesto di andare più piano. La sera del Victory Day, eccezionalmente autorizzata a mischiarsi alla folla per festeggiare, la giovane Elisabetta si ritrovò sotto il balcone di Buckingham Palace ad acclamare i suoi genitori.

Nel frattempo, era arrivato l’amore. L’unico uomo che Elisabetta abbia amato era un lontano cugino di origini danesi, membro della famiglia reale greca, eroe di guerra inglese, bello e senza un soldo. Filippo, poi duca di Edimburgo, non era esattamente un buon partito. Ma lei se n’era innamorata a tredici anni e tenne duro, sebbene sua madre, che lo detestava, l’avesse ribattezzato “l’Unno”. Si sposarono nel 1947. Il matrimonio fu fastoso ma non ricco. Il Regno aveva vinto la guerra ma perso la pace, tutto era razionato, anche il tessuto, e per realizzare l’abito da sposa di Elisabetta, griffato Norman Hartnell, migliaia di ragazze inglesi spedirono a Palazzo i tagliandi delle loro tessere annonarie. Lilibeth e Phil vissero anche felici e contenti? Tutto sommato, sì. Forse lei lo amava più di quanto lui amasse lei, ma restarono insieme finché nel 2021 non li separò la morte di lui, a 99 anni. In mezzo, quattro figli e una divisione dei compiti molto rigida: lei in pubblico sempre un passo avanti, lui pater familias nel privato; lei sempre impeccabile e controllata, lui impetuoso e gaffeur. Secondo i gossip, ci sarebbe stata qualche scappatella da entrambe le parti: molto improbabili quelle attribuite a Elisabetta, possibili quelle di Filippo, chissà.

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