Perché non si è mai votato in autunno
La campagna elettorale impedisce che dal governo arrivino direttive precise sull’ipotesi di ridurre l’orario scolastico
Forse perché meno distratto dalla campagna elettorale, avendo deciso di non ricandidarsi, il senatore Quagliariello è stato tra i più lesti a segnalare una delle peggiori conseguenze della campagna elettorale: l’assenza di un governo nella pienezza dei suoi poteri, o almeno pronto a usare con decisione e sprezzo del pericolo i pochi che gli restano. Richiestogli un parere sull’opportunità di ridurre l’orario scolastico e di praticare la «settimana corta» per contribuire al risparmio energetico, il ministro Bianchi si è infatti prudentemente rifugiato dietro un benevolo ponziopilatismo: «C’è l’autonomia della scuola — ha detto —. Se una decide, può farlo, ma si parta dalla didattica».
Ora, che ci sia l’autonomia scolastica è fuor di dubbio (anche se viene usata solo quando conviene). Ma che il governo non debba dare un’indicazione su come comportarsi, dicendo agli istituti e alle famiglie se serve oppure no, non sembra proprio il caso; visto che tutto nasce da un problema esterno al mondo scolastico, un po’ come avvenne con la didattica a distanza. Inoltre il governo dovrebbe ridurre il più possibile le cause di caos che, come ogni settembre, già turbano un ordinato inizio dell’anno scolastico, invece di aggiungere alle incertezze tradizionali su disponibilità dei docenti, ricerca dei supplenti, calendari differenziati e orari ridotti, anche la sciarada del sabato.
Pages: 1 2