Generazione Z e astensionismo: chi sono e perché possono cambiare i sondaggi elettorali

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Le urne del 25 settembre attendono 4,7 milioni di nuovi giovani elettori, e i leader politici si sono finalmente resi conto che conquistarli è una delle poche chance che hanno per tentare di modificare risultati elettorali già scritti. E ci stanno provando in tutti i modi, anche i più goffi. Ma per capire i sentimenti di delusione, e perfino di rabbia, di una generazione che non si sente rappresentata da una politica troppo lontana dai loro bisogni occorre guardare l’andamento dell’astensione tra i 18-34enni a partire dalle ultime elezioni della Prima Repubblica fino alle Politiche del 2018.

Quanto vale l’astensione

Il contesto generale in cui si inserisce l’astensione giovanile è trascinato anche dal graduale allontanamento dalla politica dei loro padri, madri e nonni. Il 5 aprile 1992 votano 41 milioni di italiani su 47 milioni di aventi diritto: vuol dire che non vota il 13%, pari a 6 milioni di cittadini. Alle ultime Politiche del 4 marzo 2018 gli astenuti raddoppiano: 12,5 milioni di italiani non si presentano ai seggi, ovvero il 27% dei 46,5 milioni di aventi diritto.

Vediamo però come si comportano le varie fasce d’età con i dati delle indagini campionarie dell’Italian National Election Studies (Itanes) elaborati per Dataroom dai ricercatori Luca Carrieri (UnitelmaSapienza) e Davide Angelucci (Luiss Guido Carli). Nel 1992 l’astensione dei 18-34enni è al 9% contro il 10% dei 35-54enni e il 20% degli over 55: sono i tempi in cui i giovanissimi sono i più consapevoli dell’importanza di votare. Una predisposizione che negli anni successivi si ribalta: nel 2018 non va alle urne il 38% dei 18-34enni, contro il 31% dei 35-54enni e il 25% degli over 55.

Il confronto fra giovani e over 55

Nelle 8 elezioni politiche prese in considerazione, in 5 elezioni sono gli over 55 che non votano in percentuale maggiore: nel 1992 (20%), 1994 (20%), 2001 (25%), 2006 (23%), 2013 (32%). In 3 elezioni invece la percentuale più alta è proprio la fascia di età 18-34: 1996 (18%), 2008 (27%), 2018 (38%). L’analisi di questi dati ci porta a due considerazioni. La prima: in 26 anni la fascia di età più giovane passa da quella che vota di più, a quella che vota di meno. La seconda: la disaffezione alle urne non esplode all’improvviso, ma cresce in modo sistematico e inesorabile. Infatti, dal 9% del 1992 l’astensione sale al 14% il 27 marzo 1994, passa al 18% il 21 aprile 1996, al 19% il 13 maggio 200, al 21% il 9 aprile 2006, cresce al 27% il 13 aprile 2008, al 28% il 24 febbraio 2013, ed esplode al 38% nel 2018. Come ha reagito la politica a questo progressivo allontanamento? Mettendoli nel generico calderone dei disaffezionati, senza mai interrogarsi sulla necessità di parlare a coloro che rappresentano il futuro del Paese, dandogli delle prospettive. Forse anche il loro peso demografico è la loro condanna: i 18-34enni sono 10,3 milioni, mentre i 35-54 enni sono 16,6 milioni, e gli over 55 22,7 milioni.

Il caso dei Millennials

Proviamo ad andare ancora più a fondo per vedere cosa succede se, invece di considerare solo le fasce d’età, esaminiamo i dati per generazioni, cioè in base agli anni di nascita. I Silent sono i nati tra il 1928-1945; i Boomers tra il 1946-1964; gli Xers tra il 1965-1979; e infine i Millennials. Il termine, coniato da Strauss e Howe nel loro libro «Generations», definisce Millennials i nati dal 1982 al 1996 poiché ritengono che i giovani che diventano maggiorenni nel 2000 appartengono a una generazione in netto contrasto con quella precedente e quella successiva per l’utilizzo dei media, e per come sono stati influenzati dallo sviluppo tecnologico e digitale. Per comodità e chiarezza sui termini il Pew Research Center ha poi riclassificato la data di nascita dei Millennials a partire dal 1980. Ebbene, i Millennials esordiscono al voto in Italia nel 2001 con un’astensione al 23% contro il 14% degli Xers nel 1994 e da allora, in 4 elezioni su 5, sono quelli che votano meno, fino al 40% del 2018. L’astensionismo appare, allora, anche una questione generazionale che caratterizza soprattutto i Millennials. Ma all’interno di questa generazione chi sono quelli che non votano?

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.