Famiglia, Europa, riforme: scintille tra Meloni e Letta

di Paola Di Caro

Il segretario pd: mettete a rischio la nostra credibilità a Bruxelles. La presidente di FdI: riequilibrare l’asse nella Ue tra Parigi e Berlino

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Un’ora e mezza di botta e risposta — con regole ferree, due minuti e mezzo ciascuno per le domande uguali per entrambi, un minuto e mezzo per quelle calibrate su ciascuno, tre possibilità di replica a richiesta — e alla fine dal lungo faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta emergono due visioni d’Italia, profondamente diverse, contrapposte, ma non ostili: «Siamo a un bivio, come fu con la Brexit», sintetizza il segretario del Pd, aggiungendo in pieno accordo con l’avversaria che comunque ci si può battere anche mantenendo fair play e, sottolinea la leader di Fratelli d’Italia, continuando a parlarsi dal giorno dopo il voto, come «si fa nelle democrazie mature».

Dalla guerra in Ucraina al rapporto con l’Europa, dal Pnrr alle politiche fiscali e del lavoro, dal caro bollette allo scostamento di bilancio, dall’immigrazione ai diritti civili (con uno dei momenti più animati proprio sulla famiglia e sulle adozioni omogenitoriali), dalle alleanze alle riforme, intervistati dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana Meloni e Letta hanno illustrato le rispettive posizioni e contrastato quelle dell’avversario su tutto, nell’unico confronto tra i front runner delle due principali coalizioni che segnerà questa bollente campagna elettorale.

Guerra in Ucraina: in entrambe le coalizioni ci sono forti critiche al sostegno militare a Kiev e dubbi sulle sanzioni.

Letta: «Il 24 febbraio, quando quella mattina ci siamo svegliati, la nostra decisione è stata immediata: una manifestazione davanti all’ambasciata russa. Le misure stanno funzionando: anche se hanno ripercussioni sulla nostra economia, le sanzioni sono però l’unico modo con cui abbiamo la possibilità di fermare la Russia oggi. Noi siamo tenacemente a favore della resistenza ucraina».

Meloni: «Fin dall’inizio non abbiamo mostrato alcuna titubanza. E non c’è dubbio che le cose resterebbero così anche con un governo di centrodestra. Ma l’Italia deve stare a testa alta in Europa e nella Nato».

Come si tutelano gli interessi nazionali in Europa?

Meloni: «La nostra posizione è il principio di sussidarietà. Vogliamo un’Europa in cui anche l’Italia possa difendere i propri interessi. Va riequilibrato l’asse nella Ue tra Parigi e Berlino. Ad esempio, le sanzioni impattano più su alcuni Paesi che su altri e noi chiediamo un fondo di compensazione per aiutare le nazioni più esposte».

Letta: «Il motivo per cui l’Europa non funziona è perché i conservatori e alcuni Paesi non vogliono che si decida a maggioranza. Bisogna togliere il diritto di veto che piace ad esempio a Ungheria e Polonia e spesso viene utilizzato contro l’Italia. Si sono opposti al Next Generation Eu che ha poi portato al Pnrr. Non vogliamo un’Italia che mette veti, ma un’Italia che conta. E le posizioni di Salvini e Berlusconi di vicinanza a Putin sono un problema: si mette a rischio la nostra credibilità a Bruxelles».

Meloni: «Letta non ha posto le stesse obiezioni a SI e Verdi: nel nostro programma ci sono scritte parole molto chiare, quelle contano».

Letta: «Con SI e Verdi abbiamo un accordo elettorale per difendere la Costituzione, ma non governeremo insieme».

Pnrr: quanto ci si può spingere nella revisione? C’è il rischio che salti tutto?

Letta: «Se rinegoziamo i fondi europei del Pnrr il messaggio è che siamo inaffidabili e io sono contro questa idea di un’Italia inaffidabile. Fratelli d’Italia non è mai stata a favore, nei passaggi formali, del Next Generation Eu».

Meloni: «Anche il Portogallo ha chiesto la revisione, e Gentiloni ha detto “benissimo”. Non eravamo contro Next Generation ma contro il Mes. E se ci siamo astenuti è perché ci è stato consegnato in Parlamento il testo solo un’ora prima del voto. I soldi del Pnrr sono, per una parte, presi a debito. Quando abbiamo chiesto a che tasso di interesse fossero concessi Gentiloni non ce l’ha detto».

Caro bollette, che misure prendere?

Meloni: «Si può partite dal disaccoppiamento del costo del gas e di quello dell’energia. Lo scostamento di bilancio è solo l’extrema ratio».

Letta: «D’acccordo sul disaccoppiamento ma serve anche entrare in una fase di prezzi amministrati: quando il mercato non funziona e arriva il meteorite bisogna intervenire».

I partiti stanno facendo tante promesse elettorali, che costano decine di miliardi. C’è il rischio di una crisi ulteriore del debito?

Letta: «Noi abbiamo fatto un’unica proposta di riduzione fiscale, delle tasse sul lavoro per avere a fine anno una quattordicesima».

Meloni: «I nostri programmi sono fattibili: proponiamo un taglio delle tasse con una flat tax incrementale. Favorevoli al taglio del cuneo fiscale. Non ci sono condoni nel nostro programma».

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