Famiglia, Europa, riforme: scintille tra Meloni e Letta

Stipendi bassi e contratti precari: le risposte sono reddito di cittadinanza e salario minimo?

Letta: «Proponiamo un contratto di primo impiego, l’eliminazione degli stage gratuiti. Il reddito di cittadinanza deve restare come sostegno alla povertà ma affiancato da un cambiamento sulle politiche attive».

Meloni: «Il reddito di cittadinanza? Quello che sogno e voglio costruire è uno strumento di sostegno per chi non è in condizione di lavorare. Il salario minimo non è la risposta, proponiamo una super deduzione del 120% per le aziende che assumono, sulla base del principio che più assumi e meno paghi».

Immigrazione: come si controllano i flussi?

Meloni: «I governi passati non hanno bloccato gli irregolari né permesso che entrassero i regolari. Serve una missione europea per trattare con i governi nordafricani per impedire le partenze dei barconi e per aprire in Africa degli hotspot per la gestione dei migranti».

Letta: «Vedo che finalmente non si è utilizzata la formula del blocco navale. È talmente evidente che è inapplicabile e chi aspira al governo di un grande Paese europeo non può dire cose del genere. Serve integrazione, ius scholae e riapertura del decreto flussi, ma Orbán e Polonia col veto hanno sempre bloccato le politiche comunitarie in materia».

Meloni: «Macron blocca le sue frontiere, la Polonia si sta facendo carico dei profughi ucraini».

Riforme: servono presidenzialismo e autonomia regionale?

Meloni: «Io punto a un sistema stabile per 5 anni che leghi il cittadino all’eletto. Non mi stupisce che chi è stato al governo senza vincere le elezioni da 10 anni osteggi questa proposta. Ho ipotizzato il semipresidenzialismo alla francese che era la proposta di D’Alema».

Letta: «Non serve un cambiamento di sistema per far funzionare il Paese, con Draghi e l’attuale sistema il governo ha funzionato benissimo».

Meloni: «Con Draghi Parlamento esautorato».

Domanda a Letta: state evocando il «mostro» Meloni nella vostra campagna elettorale?

«Veramente c’è un Paese intero che sta accompagnando Meloni, dov’è che staremmo creando mostri? In realtà siamo a un bivio, a un referendum come fu quello tra Brexit e permanenza nella Ue. Noi stiamo facendo la campagna elettorale sulle cose. I toni nostri sono assolutamente lineari, sono anzi accusato di essere troppo fair».

Domanda a Meloni: si teme che con voi si vada ad un’Italia sul modello Orbán. Ma per lei cosa vuol dire essere conservatori oggi?

«Ma Orbán stava nel Ppe, semmai si può dire che governa con loro… Piuttosto c’è da chiedersi il perché di questo attacco continuo alle nazioni dell’Est: è un gravissimo errore creare nazioni di serie A e nazioni di serie B». Poi su Dio, patria e famiglia: «Non c’è nulla di antimoderno. Io mi considero una conservatrice e non credo che un motto mazziniano come “Dio, patria e famiglia” vada a cozzare con la modernità. Significa difendere una identità. La patria, la famiglia e anche l’identità religiosa sono fondamentali, pur credendo nel valore della laicità dello Stato».

Letta interviene: «Una vittoria della destra farebbe fare al Paese dei grandi passi indietro sui diritti civili. Emergono differenze radicali tra le nostre tesi come è chiaro anche da quello che stiamo dicendo. Da questo confronto escono due Italie tra le quali i cittadini dovranno scegliere. Andate a votare!».

Domanda a Letta: i rapporti interrotti con il M5S potranno riprendere durante la legislatura?

«Ci sono città in cui governiamo assieme. Ma quello che hanno fatto è stato irresponsabile. La crescita del M5S sta creando uno scenario interessante, soprattutto al Sud stanno togliendo voti alla destra. Vedremo cosa succederà, noi facciamo la nostra corsa. La loro decisione di togliere la fiducia a Draghi non poteva non avere conseguenze».

Domanda a Meloni: si può dire che un governo di centrodestra se vincerà le elezioni durerà, nonostante le differenze tra FdI, Lega e FI che hanno provocato screzi visibili in passato?

«Sì, certo, lo abbiamo già dimostrato, lo facciamo ottimamente a livello regionale e comunale. Stiamo insieme per scelta e non per necessità. Non diciamo, come fa la sinistra, votate per noi altrimenti c’è la destra. Noi possiamo raccontare una visione nostra».

Domanda a Meloni: quale è la sua posizioni sui diritti civili?

«In questa campagna elettorale ci sono state grandi fake news. Sulla 194: non abbiamo mai proposto di abolirla, nemmeno di modificarla, ma solo di applicarla garantendone la piena attuazione, ovvero il sostegno alle donne che scelgono di non interrompere la gravidanza. Sui diritti degli omosessuali ci sono le unioni civili e vanno bene così. Non sono d’accordo con il diritto di adozione degli omosessuali perché a bambini che hanno già sofferto bisogna garantire il massimo, che per me è un padre, una madre, la stabilità della coppia».

Interviene Letta: «Per crescere un figlio serve l’amore».

Ribatte Meloni: «L’amore non c’entra niente, lo Stato non norma l’amore. Io sono cresciuta in una famiglia monogenitoriale e non è che mia madre non mi amasse».

Chiosa Letta: «Appunto, lo Stato non può normare l’amore. E non ho mai detto che tua madre non ti abbia amato».

Domanda a Letta: si è pentito di aver lasciato Parigi per la politica? E se perdesse le elezioni, potrebbe tornare alla sua vita di prima?

«Io ho guidato per alcuni mesi il mio Paese, è stato un grande orgoglio e un onore, ma è una grande fortuna anche poter fare una campagna affascinante come questa in un grande partito di popolo. Il nostro è l’unico partito che non ha un nome nel simbolo, perché è un’avventura collettiva».

Domanda a Meloni: è vero che lei sta diventando molto draghiana, dopo aver avuto posizioni come quelle del comizio di Vox?

«Io del comizio di Vox vorrei cancellare solo la voce che mi si alza quando sono stanca… Per il resto, è serio un Paese dove si può essere accusati insieme di essere fascisti e draghiani?».

E se dopo il voto non ci fosse una maggioranza netta, è da escludere che possa nascere un nuovo governo di larghe intese che veda assieme FdI e Pd?

Entrambi: «No!», lo dicono ridendo.

Letta: «Sì, forse lo possiamo dire all’unisono. Non è possibile e penso che si sia capito che si possa fare una campagna elettorale sulle proprie idee e poi ognuno vincerà o perderà».

Meloni: «Sì lo escludiamo, è una democrazia sana quella in cui due persone che si combattono in una campagna elettorale poi non si trovino a far finta di niente il giorno dopo». In precedenza Meloni aveva assicurato che un governo di centrodestra, qualora l’esito elettorale fosse favorevole alla sua coalizione, sarebbe destinato a durare, nonostante le differenze tra i partiti.

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