Putin furioso sulla «manica d’incapaci» per la controffensiva ucraina: scompiglio al Cremlino (che pensa all’escalation)
Ma Putin deve anche affrontare il fronte interno. Markov sostiene che «gli ultimi eventi lo rafforzano, perché nella difficoltà la gente fa quadrato intorno a presidente». In realtà secondo Abbas Gallyanov, ex speechwriter di Putin poi caduto in disgrazia e costretto a lasciare la Russia, «la forza è la sua sola fonte di legittimazione, se viene messa in discussione, anche quest’ultima crolla agli occhi del popolo».
Due episodi segnalano che sotto la crosta della censura e della repressione il malcontento si fa strada: a San Pietroburgo e Mosca due gruppi di eletti locali hanno pubblicamente chiesto le dimissioni di Putin. Nella sua città natale, sette consiglieri comunali hanno scritto una lettera, in cui lo accusano di «tradimento» poiché la guerra in Ucraina «nuoce alla sicurezza della Russia e dei suoi cittadini». Putin, secondo Dmitrij Paliuga, primo firmatario, è responsabile «della morte di russi, del declino economico e dell’allargamento della Nato».
I sette sono stati convocati dalla polizia ma sono stati poi rilasciati. A Mosca invece, alcuni consiglieri della circoscrizione Lomonossov, senza far riferimento alla guerra, chiedono in una lettera a Putin di dimettersi, perché «è dimostrato che i cittadini dei Paesi dove ci sono regolari cambi di potere vivono meglio e più a lungo di quelli dove i dirigenti se ne vanno solo da morti». Al loro appello si sono uniti altri rappresentanti di 18 amministrazioni locali nelle zone di Mosca, San Pietroburgo e Kolpino. Lapalisse non avrebbe detto di meglio. Ma farlo in Russia è un grande atto di coraggio.
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