Roberto Fico: “Giù le mani dal reddito di cittadinanza, ha protetto la dignità delle persone”
Dopo il voto si immagina un altro governo di unità nazionale dovuto alla situazione economica?
«Credo che l’Italia abbia bisogno di governi politici, anche per far sì che chi vince si assuma delle responsabilità e i cittadini possano giudicarlo».
La destra punta sulle riforme istituzionali. Cosa pensa del presidenzialismo?
«Una soluzione semplice a un problema complesso. L’uomo solo al comando non corrisponde all’Italia. Il nostro parlamentarismo può apparire faticoso, ma per esempio nella pandemia si è rivelato utile».
Eppure lei si è lamentato spesso di decreti e fiducie…
«Sì, il sistema è migliorabile con dei correttivi tecnici, con la sfiducia costruttiva del governo per esempio, ma non con il presidenzialismo».
E l’autonomia?
«Rischia di aumentare il divario tra le Regioni, perché fa riferimento alla spesa storica. I fondi del Pnrr, che mi piace ricordare essere un merito del governo Conte, servono a ridurre le differenze territoriali e sono dunque in conflitto con l’autonomia».
Una commissione bicamerale potrebbe essere il luogo per affrontare simili temi?
«Ricordo quella fallita di D’Alema e Berlusconi. Non credo sia il momento. Ci sono problemi più urgenti come quelli energetici».
Se la destra va al governo la democrazia è a rischio come sostiene Letta?
«No, e lo dice uno che è diventato presidente della Camera grazie alla forza della nostra democrazia. Vengo da una famiglia senza tessere, dal movimento per l’acqua pubblica e non posso pensare che chi vince voglia mettere in discussione tutto questo. Ritengo invece che la destra vada battuta sui temi e sui valori».
In caso di un governo di destra non vede neppure problemi con l’Ue e con la Nato?
«Impossibile. La collocazione internazionale dell’Italia è indiscutibile. Poi, come anche io ho fatto in passato, si possono fare delle critiche o delle proposte sui singoli problemi, ma senza mettere in discussione alleanze storiche fondamentali per il Paese».
Cosa farà il 26 settembre?
«Dal giorno dopo le elezioni fino al 12 ottobre manterrò la mia funzione. Il 13 poi si riuniranno le nuove Camere. Io non sono ricandidato, in onore alla regola del M5S sui due mandati, e aiuterò a trattare i temi di cui abbiamo parlato. Provo un senso di enorme gratitudine sia verso il Parlamento sia nei confronti degli italiani per essere riusciti insieme ad affrontare tante situazioni difficili».
LA STAMPA
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