Kazakistan, il Papa ai leader religiosi del mondo: “Mai giustificare la violenza. Il sacro non sia puntello del potere. Dio porta pace, non guerra”
Domenico Agasso
INVIATO A NUR-SULTAN. «Siamo fratelli, figli dello stesso cielo. Basta fondamentalismi». Papa Francesco al Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali a Nur-Sultan, capitale del Kazakistan, lancia un accorato appello: «Mai giustificare la violenza. Il sacro non diventi puntello del potere. Dio conduce alla pace, mai alla guerra». Il Pontefice sottolinea che la libertà di fede è «diritto inalienabile», occorre «promuoverla ovunque». Avverte che con il Covid tutti sono «sullo stesso piano», ora servono «umiltà e lungimiranza». Finché imperverseranno «disparità e ingiustizie», dureranno odio e terrore. Il maggior fattore di rischio «dei nostri tempi permane la povertà». Bisogna proteggere la «casa comune dagli stravolgimenti climatici» e dalla «mentalità dello sfruttamento».
Nella sua seconda giornata nella Capitale kazaka, il Pontefice arriva in auto dalla nunziatura apostolica, dove alloggia, al «Palazzo dell’Indipendenza, nella piazza centrale, dove si apre il 7/o Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali, al quale è stato invitato dal presidente della Repubblica Kassym-Jomart Tokayev. Dopo la preghiera in silenzio dei leader religiosi nella «Sala delle Conferenze» – dove il Vescovo di Roma entra in sedia a rotelle, subito salutato da Ahmad Al-Tayyeb, grande imam di Al-Azhar – inizia la conferenza. Quindi seguirà la foto di gruppo dei partecipanti e gli incontri in forma privata.
Il Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali, che quest’anno (14-15 settembre) è dedicato al ruolo dei leader delle varie confessioni nello sviluppo spirituale e sociale dell’umanità nel periodo post pandemico, si è svolto per la prima volta a Nur-Sultan, allora Astana, dal 23 al 24 settembre 2003, su iniziativa del primo presidente della Repubblica del Kazakistan, Nursultan Abishevich Nazarbayev. È stato un avvenimento unico, perché, per la prima volta, ha visto i rappresentanti dell’intero mondo religioso riunirsi attorno a un unico tavolo, allo scopo di trovare punti di riferimento comuni per creare un’istituzione internazionale permanente, garantire il dialogo interreligioso e un processo decisionale coordinato. Da allora, tutti i Congressi che si sono susseguiti, ogni tre anni – nel 2006, 2009, 2012, 2015 e 2018 – fatta eccezione di quest’ultimo, che è stato posticipato di un anno a causa della pandemia, hanno visto la partecipazione di leader e rappresentanti di spicco islamici, cristiani, ebrei, buddisti, shintoisti, taoisti e di altre religioni tradizionali, e, alla fine di ogni incontro, la pubblicazione di un documento conclusivo congiunto, contenente dichiarazioni e appelli rivolti ai cittadini, ai popoli e ai governi dei paesi del mondo. Sempre al centro delle discussioni, la promozione del dialogo interreligioso per il bene della pace e dello sviluppo e l’importanza del ruolo dei leader religiosi nel rafforzamento della sicurezza internazionale. La sala circolare, dove si sono riuniti triennalmente, dopo il 2003, i delegati delle principali religioni e fedi del mondo, si trova all’interno del Palazzo della pace e della riconciliazione, conosciuto anche come «Piramide della pace e della riconciliazione», progettato dallo studio Norman Foster & Partners, costruito appositamente per questo evento nel 2004, e completato nel 2006, su iniziativa del presidente Nazarbayev. La struttura è stata concepita come sede permanente del Congresso e centro globale per la comprensione religiosa, la rinuncia alla violenza e la promozione della fede e dell’uguaglianza umana. Per ragioni di capienza, però, quest’anno l’evento si svolge nel Palazzo dell’Indipendenza.
Numerosi e di alto livello gli interventi previsti oggi. Dopo l’indirizzo di benvenuto di Tokayev, il primo intervento è quello di Jorge Mario Bergoglio. Seguono quelli di Ahmad Al-Tayyeb, grande imam di Al-Azhar, del metropolita Antonio di VoloKolamsk, capo del dipartimento delle relazioni ecclesiali esterne del Patriarcato di Mosca – è assente il patriarca Kirill – di Yitzhak Yosef, capo rabbino sefardita di Israele, e il video messaggio di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Nel seguito della sessione plenaria interverranno il patriarca Teofilo III di Gerusalemme, un video messaggio del segretario generale della Lega musulmana mondiale Mohammad bin Abdulkarim Al-Issa, quindi il sottosegretario generale delle Nazioni Unite Miguel Angel Moratinos, il rappresentante ufficiale del custode delle due sacre Moschee e re d’Arabia Saudita Saleh bin Abdul-Aziz Al ash-Sheikh, il presidente della Associazione Toista Cinese Li Guanfu, il rabbino capo ashkenazita di Israele David Lau, l’alto commissario delle minoranze nazionali dell’Osce Kairat Abdrakhmanov, il presidente del Consiglio musulmano del Caucaso Allashukur Pashadaze, il presidente dell’Unione Inter-parlamentare Duarte Pacheco, il presidente del Consiglio dell’ideologia islamica della Repubblica islamica del Pakistan. La sessione plenaria continuerà poi nel pomeriggio. A fine mattinata il Papa incontrerà in forma privata alcuni dei leader religiosi presenti. Il Congresso si chiuderà domani con le sessioni tematiche (una anche sul ruolo delle donne), con la lettura della dichiarazione finale e il discorso conclusivo di Francesco, Al-Tayyeb, Antonij, Tokayev e del presidente del Senato Maulen Ashimbayev.
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