“Draghi il tutore del futuro governo? No, lo danneggia”
Le garanzie, però, erano già esistenti. Comunque sono destinate ad andare in eredità di un nuovo governo, no?
«Certo, ma di coperture e scostamenti di bilancio si deve discutere. Perché il governo non lo ha mai fatto prima di adesso? Finito il Covid, bisognava aprire la discussione. In questo modo si fa una responsabile gestione del Tesoro della Repubblica. Si va in Parlamento. Il problema ha una dimensione colossale: si gestisce rendendolo pubblico. Invece non se n’è mai parlato».
Professore, questo episodio rompe la logica del Draghi che assiste il nuovo governo?
«Avrei qualche dubbio su questo. Non so in generale, ma qui è evidente che non si assiste, bensì si crea un problema devastaste. Pensi cosa si sarebbe detto se il governo Berlusconi, nei suoi ultimi giorni, avesse fatto una cosa così. Questa è una deviazione assoluta, fatta all’ultimo e di nascosto».
In pratica salta fuori un super scostamento?
«Non è uno scostamento: è un affossamento. Abbiamo visto mesi di polemiche su piccoli scostamenti, ma omertà assoluta su una partita di enorme rilievo che emerge l’ultimo giorno, sull’ultimo decreto e in modo occulto. Sarebbe molto saggio da parte del nuovo governo chiedere una verifica complessiva alla Corte dei Conti. Come quando, nel 2001, da ministro dell’Economia chiesi una due diligence sul bilancio dello Stato e, di fatto, venne fuori che mancavano 8mila miliardi. E fui costretto a fare le cartolarizzazioni».
Ci sono altre pillole avvelenate per il prossimo governo?
«Mps, mi sembra. Mi ricordo che il governatore di Bankitalia, quando il centro destra andò al governo l’ultima volta, a proposito dell’acquisizione di Antoveneta da parte del Monte dei Paschi parlò di un’operazione di sana e prudente amministrazione. Veda un po’ lei».
IL GIORNALE
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