«Ungheria non è una democrazia». E la Ue taglia i fondi a Orban

di Claudio Del Frate

L’annuncio atteso domenica: stop al 20% degli stanziamenti. L’Europarlamento chiede di limitare il diritto di voto a Budapest. Contrari Lega e Fratelli d’Italia

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La Ue accelera il passo sulle «punizioni» all’Ungheria, sempre più in contrasto con Bruxelles non solo sui rapporti con Putin ma anche sui principi fondanti dell’Unione. Domenica è atteso infatti l’annuncio della Commissione che taglierà i fondi destinati al governo di Viktor Orban. E proprio oggi l’Europarlamento ha votato una mozione che condanna il governo di Budapest che «non è più una democrazia compiuta». Sulla mozione hanno votato contro i parlamentari italiani di Lega e FdI, innescando una polemica tutta italiana sulla questione.

L’Ungheria è da tempo «sotto processo» da parte della Ue a causa di alcune leggi approvate da Orban ritenute in contrasto con lo stato di diritto In un documento del 20 luglio, il commissario al Bilancio Johannes Hahn ha prospettato la sospensione di circa il 70% dei finanziamenti in alcuni programmi dell’Ue (8,8 miliardi di euro, pari al 20% del budget 2021-2027 destinato a Budapest), in particolare relativi agli appalti pubblici, una decurtazione definita «proporzionata». Il Collegio dei commissari si riunirà domenica, invece del solito mercoledì, in quanto la presidente von der Leyen la prossima settimana sarà a Londra per i funerali della regina Elisabetta e poi si recherà a New York per l’Assemblea Onu.

E se a Bruxelles la commissione si appresta a punire Budapest agendo sulla leva finanziaria a Strasburgo l’assemblea parlamentare ha usato quella strettamente politica. Il rapporto approvato ieri definisce l’Ungheria «una minaccia sistemica» ai valori Ue. Nel Paese magiaro ha preso forma un «regime ibrido di autocrazia elettorale», ovvero un sistema costituzionale in cui si svolgono le elezioni ma manca il rispetto di norme e standard democratici.In particolare destano preoccupazione l’indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interesse e la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Altre aree che destano preoccupazione sono la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone LGBTIQ, i diritti delle minoranze, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Grande scalpore ha suscitato ad esempio la legge in base alla quale le donne che intendono abortire dovranno prima ascoltare il battito del feto.

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