I fantasmi della destra
Francesco Olivo
Al penultimo miglio i fantasmi si fanno più pressanti. La destra crede di essere a un passo dal governo, i sondaggi riservati danno adito a sogni di gloria, calcoli alla mano tutto torna, i sogni però devono convivere con gli incubi, i soliti incubi: vincere, ma non governare. Le manovre centriste sembrano più complicate rispetto al passato, eppure la convinzione è che ci sia solo un modo per sventarle: stravincere. «È la sindrome di un passato che non passa mai», dice Giorgio Mulè di Forza Italia, sottosegretario alla Difesa, che cita un vecchio striscione degli anni ’50 sulle strade del Giro dedicato a Bartali: “Gino se non vinci, non perdi, ma se vinci stravinci”, «ecco, dobbiamo fare come Bartali, è l’unico antidoto alle pozioni magiche».
Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi dopo il voto a Strasburgo sullo stato di diritto in Ungheria hanno fatto molta impressione tra i Fratelli d’Italia e in parte nella Lega, il Cavaliere avrebbe potuto smarcarsi, sottolineando la fedeltà europeista del suo partito, ma è andato oltre: «Se i nostri alleati dovessero andare in direzioni diverse noi non staremmo nel governo», ha detto giovedì intervistato dal Tg3. L’allarme è scattato subito: «Silvio si sta sfilando prima ancora che il governo nasca?». Alcuni sondaggi, prima del blackout imposto dalla legge, immaginavano che Lega e FdI potessero ottenere la maggioranza assoluta anche senza i berlusconiani. Per Mulè però, «Forza Italia sarà il perno della credibilità del prossimo governo». Poi, è lo stesso Berlusconi a smentire queste ricostruzioni: «Tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto perché il governo di unità nazionale ha lavorato bene. Ma questo è il passato». Il presente Berlusconi se lo immagina diverso: «La maggioranza sarà ampiamente autosufficiente, e noi saremo coerenti con il mandato ricevuto dai cittadini. Adesso è tempo di tornare ad una sana alternanza fra due schieramenti, è tempo che siano finalmente gli italiani a scegliere da chi vogliono essere governati». Il messaggio per gli alleati è che è lui non si sfilerà, gli scenari di larghe intese, infatti, vengono considerati «manovre di palazzo costituzionalmente lecite ma che scoraggiano i cittadini dalla partecipazione al voto». La sfida semmai è di pesare dentro il nuovo governo: «Saremo una parte essenziale della nuova maggioranza che guiderà il Paese, saremo numericamente e politicamente determinanti, saremo i soli in grado di condizionare, anzi di determinare, le politiche dell’esecutivo di centrodestra».
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