Incubo crac per l’energia: 70 società italiane a rischio per i prezzi fuori controllo

Ci hanno chiesto garanzie altissime (fideiussioni bancarie), perché il prezzo del gas è impazzito e l’esposizione finanziaria era troppo alta anche per loro. Ora non fanno più le offerte. In questo momento non abbiamo chi ci fornisca gas per l’autunno e inverno prossimi. Stiamo dialogando con due società, ma ci chiedono vincoli estremi: un pre pagamento il mese prima su stime da aggiornare e con prezzi molto alti. Condizioni contrattuali mai esistite sul mercato. Oggi siamo nella condizione di non aver ancora acquistato il gas per ottobre”. Situazione analoga a Catania, dove opera la Asec Trade Catania (controllata dal Comune) che fornisce energia a circa 43.000 clienti (tra cui mille aziende e partite Iva, ndr). Fino ad ora, ha spiegato il presidente Giovanni La Magna “siamo riusciti ad acquistare solo il 10% del nostro fabbisogno a condizioni molto complicate. Dobbiamo pagare il fornitore in anticipo rispetto alla fornitura”. Il problema sono anche qui le garanzie. “Abbiamo un fornitore francese che ci sta chiedendo garanzie insostenibili per il mercato. E ora le aziende del settore energia quando vanno in banca a chiederle non le ottengono perché sono in alert, cioè sono considerate un cattivo pagatore”.

A complicare la situazione contribuiscono i primi default dei clienti retail: il prezzo delle bollette sta diventando insostenibile per un numero crescente di famiglie e i mancati pagamenti non fanno altro che aumentare lo stress finanziario dei fornitori di energia. Una situazione destinata a peggiorare rapidamente: secondo il Rapporto Coop 2022, entro Natale un italiano su tre non pagherà la bolletta. La Caritas del Trentino ha già sottolineato che la situazione è emergenziale. Il mercato energetico, però, è fortemente regolamentato, quindi gli operatori non possono “semplicemente” staccare la luce ai morosi. Per farlo, il venditore deve costituire in mora il cliente inviandogli una raccomandata con avviso di ricevimento in cui indica il termine ultimo per il pagamento che deve essere fissato non meno di 40 giorni dopo il ricevimento della notifica. Scaduto il termine devono passare almeno altri tre giorni lavorativi per procedere al distacco. Nel frattempo, il fornitore deve continuare ad alimentare il cliente. Andando incontro a una perdita garantita.

I rischi
A fronte di uno scenario così incerto, il timore dei “piccoli” italiani è quello di terminare la liquidità. Gli attori del mercato libero, ovvero i nuovi operatori di ultimo miglio, sono quelli più a rischio. Già nel Regno Unito, pochi mesi fa, la stessa dinamica. Insolvenze a pioggia e intervento statale per nazionalizzare l’energia. “Lo spazio fiscale è diverso da Paese a Paese, così come le esigenze di rifinanziamento”, fa notare un rapporto sul tema di Citi. Allo stesso tempo, l’esposizione degli operatori finanziari sulle obbligazioni corporate del settore utility è ancora da comprendere. “Non è possibile calcolare la magnitudo possibile di questa situazione, né cosa accadrà nello specifico dopo il primo di ottobre”, commenta la banca olandese Rabobank, che segue da vicino la volatilità sul mercato del gas di Amsterdam. Uguale la visione di Newedge, la società di brokeraggio che fa capo al Société Générale. L’Aiget (Associazione italiana di grossisti di energia e trader) si dice preoccupata per l’incapacità di valutare la portata delle possibili conseguenze da un punto di vista finanziario.

Le famiglie
L’altra questione prevalente è quale risposta fornire alle famiglie. “Non è stata ancora percepita la gravità della situazione: se non agiamo subito, c’è il rischio di un terremoto non solo economico, ma soprattutto sociale”, spiega Heiner Oberrauch, presidente di Assoimprenditori. “La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente nelle prossime settimane. A ottobre inizia il nuovo anno termico e contestualmente si verificherà un adeguamento verso l’alto dei prezzi. Molte imprese produttive non saranno più in grado di far fronte ai costi dell’energia e saranno costrette a limitare la produzione. In questo modo aumenterà ulteriormente la nostra dipendenza da altre regioni”, continua il leader degli industriali altoatesini.

Il problema a quel punto sarà capire quanti italiani saranno in grado di sostenere le spese. “Luce e gas continueranno ad arrivare – spiega un alto manager del settore -, la domanda è quanti potranno permetterseli”. Lo stesso manager poi aggiunge: “Mi aspetto un intervento del governo in tempi rapidi, serve liquidità al settore, ma non bisogna allarmare le famiglie già preoccupate dall’aumento dei prezzi. Anche in caso di fallimento del loro fornitore continueranno a essere servite senza soluzione di continuità. Nelle procedure fallimentari si mettono in asta i pacchetti di clienti per garantire il servizio essenziale”. Come a dire che il vero problema saranno i mancati pagamenti delle famiglie alle aziende, più che il contrario.

L’Unione europea
Entro la fine del mese è attesa l’entrata a regime del piano di sostegno di Bruxelles. Ma il dibattito è molto acceso. Alcuni Paesi, come Paesi Bassi e Germania, hanno più margini di manovra fiscale. E quindi possono nazionalizzare le società in caso di emergenza. Ma altri, come l’Italia dovrebbero ricorrere a misure straordinarie. Quindi nuovo deficit, quindi nuovo debito. Intanto, European Steel Association (Eurofer) attacca: “Le misure di emergenza presentate dalla Commissione europea non sono ambiziose né sufficientemente rapide per ridurre i prezzi dell’energia”. Il tempo stringe, l’inverno arriva, le richieste di garanzie a margine pure.

LA STAMPA

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