Meloni prepara il governo, telefonata con Draghi: “La Costituzione va cambiata, il Pnrr è da rifare”
Ilario Lombardo, Francesco Olivo
ROMA. Niente giornalisti, niente domande per evitare risposte premature, ma tante telefonate. La prima giornata da aspirante premier di Giorgia Meloni l’ha trascorsa tra le mura di casa, che ha lasciato solo per andare a prendere la figlia a scuola. «Ha passato ore sui dossier più scottanti», dice chi l’ha sentita.
Non è questa l’ora di esporsi, ma il telefono ha suonato come mai. Tantissimi complimenti, chiamate di cortesia, ma anche quelle per iniziare a mettere le basi del governo. Con Matteo Salvini si sono sentiti prima di una conferenza stampa che darà qualche pensiero ai dirigenti di FdI, per forma e contenuto. Tra i tanti scambi telefonici di Meloni, ce ne sarebbe stato uno anche con Mario Draghi. Le fonti vicino a entrambi non lo escludono, ma non è chiaro se sia stato un messaggio di congratulazioni per la vittoria elettorale inequivocabile o una telefonata vera e propria. Draghi e Meloni hanno sempre avuto un eccellente rapporto, consolidato nel corso dei mesi grazie a un’opposizione che il premier ha sempre apprezzato per «la lealtà». Quel che è certo è che l’interlocuzione tra il capo del governo uscente e colei che a questo punto dovrebbe succedergli sono continuate e continueranno nei prossimi giorni, anche in vista del passaggio di consegne previsto per metà ottobre, nella settimana cruciale per la definizione della prossima legge di Bilancio.
I giornalisti di tutto il mondo si erano precipitati nell’albergo dei Parioli scelto come quartier generale, maratone internazionali, radio, tv, grandi broadcaster e blogger, tutti con l’ambizione di fare una domanda a «Miss Meloni». Attesa frustrata. «Ci vediamo domani per un’analisi del voto più approfondita», aveva detto lei a notte molto fonda nel suo comitato elettorale, mentre celebrava, senza molto enfasi, la sua vittoria. Invece la leader di Fratelli d’Italia non si è presentata, una delusione per i moltissimi inviati della stampa mondiale, che hanno dovuto ripiegare su una conferenza stampa di tre dirigenti del partito, i capigruppo di Senato e Camera, Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida, e il responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli.
La sproporzione tra l’aspettativa e la realtà è stata molto ampia, ma la parola d’ordine in FdI è prudenza. La scomparsa di Meloni dalla scena, nel giorno in cui avrebbe dovuto esaltare le ragioni del successo, è parte di questa strategia. Se l’imperativo della campagna elettorale è stato evitare errori che potessero compromettere il primato nei sondaggi, ora che i voti virtuali si sono materializzati, la questione è ancora più urgente: meglio non esporsi. Un conto sono le frasi disinibite di un comizio, altro sono le parole della probabile futura premier.
Una delle questioni sulla quale Meloni sarebbe stata incalzata è il futuro delle alleanze geopolitiche, a partire dal rapporto con Viktor Orbàn. Ma anche le possibili fratture interne alla coalizione in vista della composizione del governo. La conferenza stampa di Salvini è stata piena di messaggi poco rassicuranti per Via della Scrofa. E le parole di Luca Zaia che ne sono seguite, con un attacco diretto al segretario della Lega, hanno aggiunto ulteriori preoccupazioni. Una guerra interna nel Carroccio non porterà nulla di buono, sostengono i dirigenti di FdI. Né sarà d’aiuto, alla causa di un governo che si spera duri cinque anni, un Salvini radicalizzato. La linea scelta sui tormenti degli alleati è, anche in questo, caso, cauta. FdI ha tutto l’interesse di abbassare le tensioni, mortificare la Lega non sarebbe utile, ora che si aprirà la fase più delicata delle trattative di governo. I capigruppo evitano di entrare nelle malizie del leader del Carroccio, ma su un punto Ciriani ci tiene a precisare: «Siamo stati votati trasversalmente, non è un voto di protesta». Le riforme istituzionali restano un’urgenza: «Si può provare a migliorare la Costituzione», dice Lollobrigida che aggiunge: «Teniamo conto che è bella ma che ha anche 70 anni di età».
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