Meloni prepara il governo, telefonata con Draghi: “La Costituzione va cambiata, il Pnrr è da rifare”

La sobrietà imposta da Meloni ha spiazzato anche molti dei suoi. Alle tre della notte tra domenica e lunedì, al Parco dei Principi sono arrivati decine di militanti con le bandiere e l’aspettativa di festeggiare un trionfo storico della fiamma. Scese le scale, però, i tifosi di Giorgia sono rimasti spaesati: «Non c’è nessuna festa». L’ordine di Meloni è preciso: evitare scene di giubilo eccessive, perché «il Paese alle prese con una crisi tremenda, non capirebbe». Ma c’è anche un precedente che pesa. Quei festeggiamenti sguaiati del 2008, per l’elezione di Gianni Alemanno a sindaco della Capitale, con i saluti romani sulle scalinate del Campidoglio. Immagini che non si possono ripetere in questo momento, specie con gli occhi del mondo puntati e con l’etichetta di post fascisti che la stampa internazionale fatica a dimenticare quando si riferisce a quello che da domenica è il primo partito italiano.

Le uniche bottiglie di spumante, c’è chi giura di aver visto anche dello champagne (francese!), vengono introdotte in una stanza vicino alla sala stampa. Si festeggia, stavolta sì, il compleanno di Luca Sbardella, colonna portante dello staff di Meloni. Arrivano i millefoglie e anche i krapfen, qualcuno cerca di imbucarsi, ma sulla porta l’altra fedelissima Chiara Colosimo, neo eletta deputata, fa una selezione piuttosto rigida. «Non è una festa», continuano a ripetere tutti. Ne è convinto anche Ignazio La Russa che resta nella saletta, ma grida: «Silenzioooo!», vuole guardare gli speciali tv con le ultime proiezioni, «stravinciamo, c’è poco da festeggiare…».

LA STAMPA

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