La Cina nel mirino degli Usa: il THAAD “punta” Pechino
Guam rappresenta il cuore della strategia Usa per il controllo dell’Indo-Pacifico. La piccola isola di 549 chilometri quadrati, grande all’incirca come l’isola d’Elba, la più meridionale delle Isole delle Marianne, è un territorio statunitense. Si trova in una posizione altamente strategica, nell’Oceano Pacifico occidentale, a tre giorni di navigazione da Manila, a sei dalle Hawaii, a nove da Seattle e ad una decina dalla base militare navale statunitense di San Diego, in California.
Un terzo del suo territorio è occupato da tre basi militari degli Stati Uniti. Troviamo la Naval Base Guam, che ospita quattro sottomarini nucleari e uno squadrone di elicotteri, la Andersen Air Force Base (Andersen AFB), con bombardieri strategici B-52, centri di comando e controllo, e poi il Joint Region Marianas, ovvero il quartier generale che controlla le due basi.
Dal 2013, a Guam è presente il THAAD, Terminal High Altitude Area Defence, un sistema di difesa missilistica fondamentale, agli occhi di Washington, per tenere sotto scacco tanto Pechino quanto Pyongyang.
A proposito di Cina e Corea del Nord, le recenti tensioni con i due attori asiatici stanno spingendo il Pentagono a riorganizzare le difese statunitensi di Guam. In particolare, secondo quanto riportato da Asia Times, gli Stati Uniti starebbero pensando di “disperdere” i loro lanciamissili terra-aria e radar su diverse isolette limitrofe alla stessa Guam, per limitare i danni nel caso in cui dovesse scoppiare una guerra tra Usa e Cina nella regione.
Non è difficile immaginarne la ragione: di fronte ad un eventuale conflitto con Pechino, le strutture strategiche aeree e navali di Guam si trasformerebbero in obiettivi principali del Dragone.
Quest’isola, infatti, è la base americana sul territorio statunitense più vicina alla Cina continentale. La più grande città commerciale cinese, Shanghai, si trova a 2.897 chilometri da qui, mentre l’Andersen AFB, in caso di guerra, diventerebbe una location vitale per il lancio, il riarmo e la riparazione degli aerei d’attacco Usa. Dal momento che sul tavolo ci sono numerosi nodi spinosi – dalla questione taiwanese alle controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale –, gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di correre rischi inutili.
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