Meloni, un governo che sia inattaccabile e lo scambio con Zelensky: «Contate su di noi»

GIORGIA MELONI, CHE GOVERNO SARÀ

Nomi che siano all’altezza

Nel pomeriggio, da Meloni è stato ricevuto anche Antonio Tajani, che non si sbottona: «Non abbiamo parlato di nomi, ma di metodo. Servono ministri di alto profilo e di prestigio. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, offrendo sostegno e competenze. Ho parlato con von der Leyen e Metsola assicurando che FI sarà al governo con un ruolo europeista e responsabile».
Meloni – che prestissimo avrà un confronto con Salvini – vuole coinvolgere gli alleati in un clima di collaborazione, ma chiede che non le si presentino nomi non all’altezza della situazione: no a bocciati dalle urne da ripescare, no a figure di secondo piano a cui sono state fatte promesse, no a chi non abbia posture serie. Vale per tutti, anche per i suoi, che certo non la seguiranno tutti al governo ma alcuni (forse Lollobrigida e Donzelli) resteranno a tenere le redini dei gruppi e del partito, altri potrebbero approdare alla guida di agenzie delicate (c’è anche l’ipotesi Crosetto a Leonardo), altri ai vertici istituzionali (La Russa possibile per il Senato).

La questione Viminale

Il nodo più complicato però è il ministero dell’Interno. La volontà di Salvini di tornare al Viminale è nota, ma la resistenza di Meloni è forte. Non solo perché Mattarella non vedrebbe di buon occhio la proposta di un ministro che è sotto processo per il caso Open Arms, ma anche per quello che Salvini ha scandito in ogni comizio: tornare ai decreti Sicurezza (che il Colle promulgò ma con pesanti rilievi) e la promessa che in casi simili «sono pronto a rifare quello che feci con quella nave». La leader di FdI invece non vuole trovarsi sotto attacco su terreni così delicati con l’Europa, osservatore diffidente nei suoi confronti.
Una buona notizia le arriva dall’opposizione. Dopo che Lollobrigida ha ribadito l’intenzione di riformare la Carta a partire dal presidenzialismo, arriva l’apertura di Matteo Renzi: «Faremo opposizione, ma se Meloni chiederà un tavolo per fare insieme le riforme, noi ci saremo». In un messaggio inviato alla leader, Carlo Calenda è andato oltre, offrendole la sua collaborazione e la sua esperienza «sulle emergenze» come «ho fatto con altri governi».

CORRIERE.IT

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