Le eurocrazie che ora temono la nuova Italia
Sarà pure gioco degli specchi, ma così è se vi pare. Motivo per cui temiamo che la differenza fra Draghi e Meloni dovremo scontarla. Specialmente con tedeschi (peraltro mai entusiasti del premier in carica) e francesi (d’opinione tanto per cambiare opposta a quella tedesca). Per non parlare delle “eurocrazie” brussellesi, dalla raffinata sensibilità politica. Meno preoccupati gli americani. Ai quali importa che l’Italia non affondi nel Mediterraneo, con tutte le loro basi. O peggio diventi base cinese.
La buona notizia è che ai vertici della Repubblica e del governo attuale ci sono personalità esperte, ben edotte dei pericoli che corriamo. Mattarella e Draghi, con stile diverso, si sono spesi e continueranno a farlo dentro e soprattutto fuori i nostri confini per assicurare a Meloni una rete di protezione almeno nella fase di rodaggio. Forse non basterà. Anche chi è sideralmente lontano dalle idee di chi ci rappresenterà nel mondo non può che augurarsi che quel modesto margine di impatto sulla realtà di cui il nostro esecutivo potrà disporre sia speso al meglio. In tempi normali avremmo stabilito che alla peggio sarebbe caduto il governo. Qui sta o cade il paese.
LA STAMPA
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