I due grandi malati, Pd e Lega: i Dem crollati rispetto al 2008, il Carroccio perde 3,2 milioni di voti dal 2018
Nicolò Guelfi
Due avversari storici e due visioni del mondo diverse, un unico percorso che porta al declino. Lega e Partito Democratico negli ultimi anni sono stati i due principali punti di riferimento dell’elettorato di destra e di sinistra in Italia e, nonostante le differenze specifiche, le ultime elezioni ne hanno sancito il fallimento progettuale e politico.
Due avversari storici e due visioni del mondo diverse, un unico percorso che porta al declino. Lega e Partito Democratico negli ultimi anni sono stati i due principali punti di riferimento dell’elettorato di destra e di sinistra in Italia e, nonostante le differenze specifiche, le ultime elezioni ne hanno sancito il fallimento progettuale e politico.
Un po’ di storia
La Lega, (nata come Lega
Lombarda e poi Lega Nord) ha una lunga storia. Affonda le sue radici già
nella Prima Repubblica e per tutta la sua prima fase è stata legata a
doppio filo a Umberto Bossi, che fonda il movimento alla fine degli anni
‘80. Antisistema, prima autonomista e poi federalista, la Lega tenta il
primo assalto alla politica nazionale come Lega Lombarda nell’87,
fermandosi però allo 0,48% ma ottenendo i suoi primi due seggi al
Parlamento: Umberto Bossi fu eletto al Senato (diventando da allora il
Senatùr) mentre alla Camera subentrò Giuseppe Leoni. Le battaglie di
Bossi sono incentrate sull’identità Padana, sull’autonomia regionale e
sulla lotta contro il governo centrale di Roma (definita da lui
«ladrona»).
Nel 1992, sull’onda dello scandalo di Tangentopoli, La Lega (divenuta Nord) supera l’8% sia alla Camera che al Senato, ottenendo 80 parlamentari complessivi, dopodiché nel ‘94 si allea alla neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi, ma i rapporti sono tutt’altro che rosei. Sei mesi dopo la scissione operata dal leader del Carroccio porta alla caduta del governo. La Lega, nel corso del ventennio berlusconiano, resta un partito di minoranza particolarmente radicato nelle regioni del nord-est (Veneto, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia).
Il cambio di passo avviene molto dopo: nel dicembre 2013 Matteo Salvini (iscritto al partito dal 1990 quando aveva 17 anni) viene eletto segretario federale del partito, subentrando a Bossi, ormai anziano, malato e travolto da vari scandali.
Salvini recupera alcuni temi cari al partito, ma opera una transizione importante: trasforma il partito da locale e federalista a nazionale e personale, cambiando il nome in “Lega per Salvini Premier”. L’operazione è un successo, la Lega passa dal 4% alle elezioni del 2013 al risultato più alto della sua storia: 17% nel 2018, divenendo il terzo partito più votato in Italia, dietro Pd e Movimento 5 Stelle e il più votato della coalizione di centrodestra, spodestando di fatto la leadership di Berlusconi.
Salvini accentra su di sé l’attenzione e le cariche, diventa ministro dell’Interno del governo Conte I e la sua parabola raggiunge il picco. Un anno dopo, nell’estate del 2019, esce dal governo invocando i «pieni poteri» con l’intento di andare a nuove elezioni. Tentativo che non riesce: i 5 Stelle si alleano con il Pd e nasce il governo Conte II, con una maggioranza parlamentare ancora superiore ma con molte polemiche.
Alle elezioni di domenica 25 settembre (le meno partecipate della storia della Repubblica) il Carroccio ha ricevuto un’amara sorpresa: si ferma all’8,9%, quasi dimezzando il numero degli elettori della precedente tornata (un’emorragia da 3,2 milioni di voti), superato a destra da Fratelli d’Italia, forse più radicale ma sicuramente più coerente.
Se le ragioni dell’ascesa del partito sono ascrivibili al suo segretario, anche il declino non trova altri imputati. Matteo Salvini aveva maturato un ampio consenso all’opposizione durante la XVII legislatura e durante la sua esperienza da ministro, ma dopo lo “strappo del Papeete” non è più riuscito a ripetere il miracolo.
Il partito è stato investiti da numerosi scandali, uno dei quali ha colpito anche Luca Morisi, capo della comunicazione social del politico (tanto potente da essere soprannominata “la Bestia”), indagato per possesso di stupefacenti. Il partito è stato riconosciuto colpevole della sottrazione illecita di ben 49 milioni di euro di soldi pubblici e lo stesso Salvini è stato indagato per sequestro di persona a causa delle leggi contro l’immigrazione da lui applicate.
Anche la gestione delle recenti crisi non ha convinto l’elettorato: la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica sono tutti temi in cui Salvini è inciampato più volte, cambiando spesso posizione. In più, la storica alleanza stipulata tra la Lega e Vladimir Putin non ha certo aiutato, come si è visto durante la visita del segretario in Polonia.
Ucraina, a Salvini regalata maglietta di Putin dal sindaco polacco di Przemysl che si rifiuta di incontrarlo
Nella conferenza stampa post elettorale, Salvini ha attribuito il crollo dei voti al fatto di aver fatto parte del governo Draghi, ma questo non basta: è stato annunciato il nuovo congresso federale della Lega dopo 5 anni, e la riconferma alla segreteria non è affatto scontata.
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