Draghi-Meloni, strategia condivisa: “Sull’energia serve un fondo di solidarietà Ue”

Alessandro Barbera

La telefonata è partita dal cellulare di Mario Draghi, destinataria Giorgia Meloni. Il senso della conversazione lo si può riassumere così: «Finché occuperò questa poltrona difenderò le ragioni dell’Italia e della linea tenuta sin qui in Europa». La decisione tedesca di un maxi-piano di aiuti nazionali contro il caro energia non ha sorpreso granché il premier uscente. Che fosse difficile convincere Berlino a una linea condivisa contro Mosca, Draghi l’aveva chiaro da mesi. L’uscita di scena dell’ex banchiere centrale ha dato a Olaf Scholz l’opportunità di smarcarsi dalla tenaglia stretta dall’asse dei Paesi mediterranei e soprattutto dalla pressione dell’intesa tra Roma e la Francia di Emmanuel Macron, a favore di una soluzione europea alla crisi del gas russo. La strategia si fondava su due pilastri: un tetto al prezzo del metano importato dalla Russia e un fondo di solidarietà europeo per affrontare le conseguenze del taglio delle forniture. Ma l’atavica paura della cancelleria tedesca di vedersi per questo azzerare l’energia dalla Russia sta avendo la meglio. La Germania non ha facile accesso a fonti di approvvigionamento alternative come l’Italia, ma può permettersi di spendere tutto quel che è necessario per affrontare l’emergenza. L’Italia no.

L’ironia della Storia ha voluto che Giorgia Meloni, una volta fervente antieuropeista, sia ora costretta ad abbracciare la strategia comune che Draghi ha imposto nell’anno e mezzo a Palazzo Chigi. La dichiarazione diffusa ieri sera dalla leader di Fratelli d’Italia non lascia spazio a dubbi: «Di fronte alla crisi epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. Per questo l’auspicio è che nel Consiglio europeo sull’energia di domani (oggi per chi legge, ndr) prevalgano buon senso e tempestività. Su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche». Palazzo Chigi ci ha tenuto a precisare che la dichiarazione non sia stata concordata con Draghi, ma poco cambia. La sostanza è che i due sono perfettamente allineati.

Ieri sera, mentre le agenzie davano conto della telefonata, Roberto Cingolani era in volo verso Bruxelles, dove oggi avrà la riunione con gli altri ventisei colleghi europei. Poco prima di partire aveva avuto una lunga telefonata con Draghi. «Ora più che mai occorre tu spinga a favore di un tetto al prezzo del gas russo. E allo stesso tempo è importante difendere l’ipotesi di un fondo di solidarietà sul modello dei prestiti Sure». Draghi avrebbe voluto discuterne oggi al vertice dei nove Paesi mediterranei dell’Unione ad Alicante. Il tampone positivo al Covid del padrone di casa – il premier spagnolo Pedro Sanchez – ha fatto saltare i piani. Draghi ci proverà ancora al vertice di Praga della prossima settimana. All’appuntamento successivo – il 20 ottobre – potrebbe essere già l’ora di Giorgia Meloni.

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