Il cambio di passo dell’intelligence ucraina: il rischio che Putin usi il nucleare tattico è “molto alto”. Mentre a Lyman c’è un altro collasso dell’esercito di Mosca
Jacopo Iacoboni
Adesso l’intelligence ucraina considera “molto alto” il rischio che la Russia possa utilizzare armi tattiche nucleari contro l’Ucraina, qualcosa cento volte più potente dei missili usati finora dalla Russia contro l’Ucraina
Lo dichiara Vadym Skibitsky, vice capo dell’intelligence ucraina, e capo del direttorato di intelligence della Difesa. «Probabilmente – è il ragonamento fatto da Skibitsky con il Guardian e con altri interlocutori – prenderanno di mira luoghi lungo i fronti con molto personale [dell’esercito] e attrezzature, centri di comando chiave e infrastrutture critiche. Per fermarli abbiamo bisogno non solo di più sistemi antiaerei, ma anche di sistemi antirazzo». Ha anche spiegato che «tutto dipenderà da come si svilupperà la situazione sul campo di battaglia».
La strategia ucraina sta cambiando, su questo punto. Se all’inizio l’idea prevalente era non contribuire ad accreditare la minaccia agitata anche da Vladimir PUtin, via via che l’esercito russo è andato incontro alle disfatte di Kharkhiv e al pesante arretramento nel Donbas.
Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), l’anno scorso la Russia aveva in tutto 6255 testate nucleari – da verificare però il livello di avanzamentodella componentistica, che in buona parte è ritenuta obsoleta – , mentre gli Stati Uniti ne avevano 5500. La dottrina militare russa aveva sempre affermato che l’uso di armi nucleari tattiche è accettato se l’esistenza della Federazione Russa è minacciata. E da questo punto di vista, come spiegano fonti d’intelligence ucraine, l’annessione illegale dei territori del sud e dell’est rappresenta «un game changer», cioè apre alla possibilità realistica di uno scenario che si aggrava. L’intelligence alleata è nelle condizioni di individuare movimenti sul terreno, e preparazione a un lancio nucleare tattico, per il quale occorrerebbero circa dieci giorni (almeno) di lavoro sul campo. E potrebbe lavorare per bloccarlo. Ma il rischio che Putin adesso lo tenti, secondo Kiev, è «molto alto».
Si arriva a questo scenario per l’effetto devastante delle sanzioni, il fallimento della mobilitazione, e la grave difficoltà sul campo di battaglia, con i russi che rischiano l’accerchiamento e il collasso a Lyman. Sula mobilitazione, Skibitsky spiega che «non si tratta più solo delle regioni periferiche e di alcuni villaggi. La mobilitazione riguarda una parte significativa della popolazione anche nelle città principali, e nei territori annessi i russi tenteranno di reclutare, come hanno già fatto nel Donbas orientale occupato nel 2014». Il che aumenterà tensioni a forza dell’attrito.
Pages: 1 2