La doppia trappola del troppo debito
Stefano Lepri
In Europa i governi per proteggerci dal ricatto russo sull’energia subiscono una tentazione irrefrenabile a spendere a debito. La Banca centrale europea per difenderci dall’inflazione ora giunta al 10% sarà costretta ad alzare ancora i tassi di interesse. Sono due scelte che possono giocare l’una contro l’altra, purtroppo. Ogni nuovo debito (pericolosissimo per l’Italia, agevole per la Germania) dovrà quindi essere restituito a tassi di interesse molto più alti. D’altra parte ampi sussidi a famiglie e imprese potrebbero attutire l’effetto frenante dei tassi, rendendo necessario elevarli ancor più.
La politica di bilancio dei governi e la politica monetaria della banca centrale, che durante la pandemia avevano operato in buon accordo, ora si trovano contrapposte come mai prima. Al momento, la reazione tranquilla dei mercati ieri al maxi-pacchetto tedesco di sussidi può far sperare che questo tipo di danni possa essere contenuto. Il danno c’è già, invece, nelle divisioni che il ricatto del Cremlino sta aprendo fra gli europei. La Germania ha per sua colpa una grave debolezza, essere dipendente dal gas russo più degli altri grandi Paesi europei; ha per suo merito una forza, il bilancio dello Stato sano che le permette di indebitarsi con facilità. Ha deciso di gettare tutto il peso della sua forza a rimedio della debolezza senza discutere prima una strategia comune con gli altri Paesi. Al di là dell’invidia italiana quanto al debito, la preoccupazione generale degli altri governi si concentra sui vantaggi impropri che il sistema produttivo tedesco potrebbe ricevere da sussidi troppo ingenti, a danno di imprese degli altri Paesi.
Finora la Germania aveva speso, come aiuti per il caro-energia ai suoi cittadini, in proporzione, circa metà dell’Italia. Spendendo davvero tutti i 200 miliardi di euro ora annunciati andrebbe a oltre il doppio di noi. Sgradevole è che adotti un trucco di bilancio, per non violare formalmente la regola costituzionale severissima del “freno al debito” che si è data pretendendo di dare l’esempio agli altri Paesi euro. Se gli altri europei potranno lamentare che Berlino approfitta per favorire le sue imprese anche a danno delle loro, Putin avrà colto una vittoria. Dividerci tra di noi fa il gioco di quello stesso nemico che ci infligge il caro-energia. Per fortuna, è ancora possibile rimediare. Devono essere stabiliti criteri comuni per reagire, ben oltre ai punti concordati ieri. In sé, la controversia sul tetto al prezzo del gas ormai npn conta gran che, perché di gas dalla Russia ormai ne arriva pochissimo. Sarebbero invece utili criteri il più possibile omogenei sui risparmi di gas (dove siamo indietro tutti, Italia come Germania) e sulla misura dei sussidi, con un parziale ricorso a debito comune per i Paesi più deboli: se si è usato questo strumento per reagire alla pandemia, perché non usarlo contro la guerra?
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