Giorgia Meloni, “niente festa”: il dossier dietro alla decisione
Ormai è una prassi. La prima parte della giornata di Giorgia Meloni, da quando è uscita vincitrice assoluta delle Politiche, è dedicata a smentire titoli e retroscena della stampa progressista. Se martedì è avvenuto per i fantomatici veti nei confronti di Salvini, ieri è stato il turno delle «irreali ricostruzioni» sugli eventuali ministri del suo governo. Dopo aver letto di tutti i colori su una partita che resta delicata (sarà necessario armonizzare qualità delle scelte, indirizzo politico, attenzione internazionale e richieste degli alleati), la premier in pectore si è premurata di rassicurare gli italiani su un fatto: «Dopo le fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà. Non credete alle bugie che circolano».
BASTA SCIOCCHEZZE
Stesso discorso per Matteo Salvini che
sfogliando le ricostruzioni sul dopo-vertice con la leader di FdI, a
proposito delle presunte minacce di appoggio esterno qualora il Viminale
non dovesse finire in quota Carroccio, non ha potuto che esclamare ai
cronisti: «Quante sciocchezze che scrivete…». Messi a tacere i gossip
“avvelenati”, Meloni si è tuffata sulla terza giornata di incontri
istituzionali: stavolta non solo tra via della Scrofa e Montecitorio. In
linea con il tweet programmatico-motivazionale («Ora è tempo di
dimostrare il nostro valore. Siamo pronti a ridare futuro, visione e
grandezza all’Italia») è stato quello con il presidente del Comitato
Olimpico Internazionale, Thomas Bach, e con il presidente del Coni,
Giovanni Malagò. Meloni ha offerto al capo del Cio il pieno sostegno a
Milano-Cortina 2026 e il supporto al movimento olimpico: «I Giochi sono
molto importanti per noi», ha esordito assicurando sul fatto che
l’Italia «è più che in grado di organizzare magnifici Giochi. Vogliamo
stupire di nuovo il mondo. Potete contare su di noi».
Rientrata a Montecitorio per proseguire gli screening e le valutazioni in vista del nuovo governo, è stata accolta dai cronisti con la domanda sul tema caldissimo: la decisione della Germania di stanziare 200 miliardi contro il caro-prezzi. “Scudo” che ha mandato su tutte le furie Mario Draghi, tornato a sollecitare un intervento europeo. In asse con la tesi del premier (fra i due ci sarebbe stata pure una telefonata dopo l’annuncio di Berlino) la nota serale di Meloni. La valutazione di chi è destinata a prendere il posto del premier uscente è che davanti a una sfida del genere «nessuno Stato membro» da solo «può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine in assenza di una strategia comune». Inclusi coloro, come la Germania, «che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario». Di qui l’appello, sperando nelle buone notizie dal Consiglio europeo di oggi: «Confido nella compattezza di tutte le forze politiche».
RESPONSABILITÀ
Compattezza che Meloni può vantare riguardo al senso di responsabilità – in linea con il momento storico che l’Italia sta attraversando – preteso e condiviso da tutti i suoi dirigenti in questi giorni. La dimostrazione è ciò che “non” è avvenuto ieri a Roma: ossia il piccolo appuntamento di ringraziamento per i volontari ai seggi (durante la notte dello spoglio) a Spazio 900, nel quartiere Eur. Evento privato ma che è stato annullato prontamente dai promotori una volta che il tam-tam rischiava di far convogliare diversi sostenitori.
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