Niente reddito di cittadinanza a chi rifiuta la prima offerta di lavoro: le ipotesi del nuovo governo
Di salario minimo non vuole invece sentir parlare nessuno. Ma il nuovo governo in qualche modo dovrà occuparsene perché sta entrando in vigore una direttiva Ue che ne rende obbligatoria l’introduzione nei paesi membri. I Cinque stelle avevano proposto un minimo legale di 9 euro l’ora. Ma l’idea è giudicata irricevibile dal centrodestra. Il Pd, per salvare la contrattazione collettiva e non mettersi contro i sindacati, aveva invece proposto una legge che rendesse obbligatori i minimi dei contratti maggiormente applicati. Alla fine il nuovo governo per non iniziare con frizioni rispetto all’Ue potrebbe decidere di cavarsela con un vago rimando ai salari minimi già fissati per categoria dai contratti. Che del resto è la posizione sostenuta anche dai sindacati, intimoriti dall’idea di perdere un po’ di potere contrattuale. Senza pensare però ai tanti che un contratto non ce l’hanno o che hanno difficoltà a farselo applicare.
Le misure per difendere i salari dall’inflazione
Per limitare l’erosione dei salari a opera dell’inflazione la strada maestra, secondo Meloni e i suoi, resta però quella del taglio al cuneo fiscale, che Fdi nel governo proporrà di distribuire per due terzi a favore dei lavoratori, un terzo dei datori. L’idea è quella di un taglio del 5% per i redditi fino a 35mila euro sotto forma di decontribuzione che ricadrebbe sullo Stato. Il tutto corretto con il quoziente familiare, che avvantaggerebbe le famiglie più numerose, ma che secondo alcuni osservatori economici disincentiverebbe il lavoro femminile, visto che lo sconto di aliquota fiscale sarebbe minore se entrambi i coniugi lavorano.
Altra idea è quella di detassare gli straordinari, ma nel solo settore turistico. Un taglio che non interesserebbe dunque tutti i lavoratori, come vorrebbe invece Forza Italia, mentre la sforbiciata alle tasse sui premi di produzione sarebbe a vantaggio di tutti. Misure che si scontreranno però con le esigenze di bilancio e che dovranno probabilmente essere finanziate un po’ con il tesoretto di circa 20 miliardi ereditato da Draghi per effetto delle maggiori entrate fiscali e del minor deficit, in parte con il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali fino al 2020.
Le misure per il lavoro giovanile
In manovre dovrebbero entrare anche le misure atte a promuovere la formazione e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, rilanciando, con adeguate cautele, i contratti di apprendistato e i tirocini. Il tutto dando effettivo avvio alla riforma degli istituti tecnici superiori, potenziando il sistema dei corsi post diploma di inserimento lavorativo e promuovendo la formazione in discipline scientifiche e tecnologiche, dove mancano figure professionali. Essenziali se si vuole che le nostre imprese competano sul fronte caldo dell’innovazione.
LA STAMPA
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